Politica

Violentato in classe da quattro compagni

TriesteUn quindicenne violentato in una classe. E i suoi aguzzini, quattro suoi compagni, allontananti dalla scuola.
Era da due settimane che nell'istituto superiore di Trieste non si faceva che parlare del «fattaccio», ma chi doveva avvisare le autorità non l'ha fatto. Nessuno ha avvertito i carabinieri, né tantomeno ci sono state segnalazioni in Procura o al provveditorato.
Magari si dava per scontato che i vertici della scuola avrebbero provveduto alla denuncia, ma invece il preside si è limitato a «cacciare» i teppisti, pensando, forse, di lavare in casa i panni sporchi, evitando di infangare il nome della scuola e quindi la prossima quota di iscrizioni. Ci hanno pensato allora i legali della vittima a divulgare la notizia dopo che è apparsa su un giornale locale: domani mattina depositeranno una denuncia per violenza sessuale di gruppo.
Risale a quindici giorni fa l'episodio - come scrive Il Piccolo di Trieste -, una storiaccia di violenza fisica e psicologica che chiama in causa non soltanto i quattro aggressori, ex compagni di classe della vittima, ma anche il sistema scolastico, visto che da quando due del branco hanno vuotato il sacco con il preside nulla è successo.
Polizia e carabinieri sono rimasti all'oscuro di tutto. La Procura per i Minori pure. L'ufficio scolastico regionale è caduto dalle nuvole. E per fortuna che dovrebbe esserci pure un Osservatorio sul bullismo che si avvale della diretta collaborazione con le forze dell'ordine.
Chi ha seguito da vicino questa storia punta il dito contro la scuola, colpevole di una grave omissione.
Stando alla ricostruzione fatta dal giornalista Claudio Ernè (ieri interrogato dalla polizia) che oggi pubblica il seguito del girone dantesco che ha gettato nel fango il capoluogo giuliano, il ragazzino finito nel mirino dei quattro bulli sarebbe stato legato a una sedia durante una festa di compleanno celebrata dentro la scuola (ancora non si conosce il luogo in cui si è consumata la violenza). Quindi sarebbe stato costretto a ingurgitare birra e poi violentato come in una sequenza di Arancia Meccanica.
In queste ore tutti si domandano come mai l'insegnante che avrebbe dovuto vigilare non fosse presente o, peggio ancora, non abbia visto. Interrogativi pesanti che si rincorrono: il ragazzo avrà probabilmente urlato. Nessuno ha sentito? E ci si domanda come mai la dirigenza scolastica, appena venuta a conoscenza del fatto, non si sia premurata di avvisare le forze dell'ordine.
L'assurdo è che, di fronte a tanta bestialità che nasce in un contesto di bullismo esasperato, si sia ritrovato in Questura proprio il cronista che ieri mattina è stato interrogato per tre ore con lo scopo di fargli rivelare le fonti da cui aveva appreso la notizia. Lui, naturalmente, ha opposto il segreto professionale.
Nulla ancora si sa sulla provenienza dei quatto ragazzi e nemmeno se - come qualcuno azzarda in queste ore, pur in assenza di conferme - ci possano essere elementi che facciano inquadrare alcuni aspetti della vicenda in un contesto di scontri tra ragazzi di lingua italiana e quelli di lingua slovena. Quel che è certo è che domani, quando la denuncia verrà ufficializzata dal pool di legali della vittima, la Procura triestina aprirà ufficialmente l'indagine.

Ancora a carico di ignoti.

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