Una violenza commessa all’alba in una città «deserta»

Alle prime luci dell’alba di domenica 20 agosto, in largo Marinai d’Italia, una donna viene ripetutamente stuprata. L’ora particolare, in cui solitamente i pochi a girare per le strade della città sono i nottambuli al rientro dal sabato sera, ed il periodo, il mese in cui la città si svuota, hanno concorso nel determinare quel deserto di persone che ha permesso il verificarsi di uno stupro alla luce del giorno e in una zona semicentrale di Milano. La vittima, un’infermiera di quarant’anni, si stava recando alla fermata dell’autobus che l’avrebbe portata al lavoro. Imboccando viale Umbria la donna, madre di famiglia che ha appena lasciato la casa dove vive con il marito e i due figli, incrocia un uomo dai tratti nordafricani, sui 35-40 anni, vestito in jeans e maglietta scura. Questi le borbotta qualcosa, lei non capisce, e tira dritto. Il magrebino la segue, lei se ne accorge, cerca di allungare il passo ma viene subito raggiunta. L’uomo le sbarra la strada minacciandola con una grossa pietra raccolta da terra.

Quindi la afferra per un braccio e la trascina verso quel terreno incolto che occupa l’area dell'ex stazione di Porta Vittoria, dove negli ultimi anni è cresciuta una rigogliosa sterpaglia. Qui viene consumata più volte la violenza sessuale. Alla fine l’uomo scompare portandosi via cellulare, catenina e borsa della donna. Non è stato ancora catturato.

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