Violenza elettorale: non cadiamo nel tranello dell'odio della sinistra

Se la sinistra disprezza e ignora le idee, le opere e le proposte del centrodestra, la risposta più sbagliata è reagire allo stesso modo: non oppor­re odio a odio, fazione a fazione. Polemiz­zare, ma dialogare. E uscire dal "noi e loro". Sia questa l’unica superiori­tà da dimostrare

Violenza elettorale: 
non cadiamo nel tranello 
dell'odio della sinistra

Odio quotidiano. Li leggi, li senti, li vedi, ogni santo gior­no. L’aria pesante si taglia con il coltello. Sempre lì a spargere livore e disprezzo e racco­gliere fischi e violenze. Come rispon­dere? C’è chi dice che bisogna reagi­re colpo su colpo, voi macchinate fango e noi ricambiamo. Orda su or­da, sennò vi accoppano... Capisco, non sono una mammola, uso an­ch’io l’invettiva, la denuncia e l’iro­nia. Ma esorto me stesso e poi gli al­tri a non farsi trascinare nel gorgo e a non ricambiare. Loro dicono che di qua ci sono i peggiori e di là ci so­no i migliori. Voi non dite la stessa cosa al contrario, dite che i migliori e i peggiori ci sono ovunque,non c’è uno spartiacque etnico o etico tra chi la pensa in un modo e chi in un altro.

Circolava una volta tra i mili­tanti di destra l’idea, espressa da Rauti, che «il peggiore di noi è me­glio del migliore di loro». Capivo la motivazione ideale di quella frase, serviva a creare comunità in una cit­tadella assediata. E lo spartiacque era fondato sull’idea professata, non sugli uomini. Ma la reputavo fal­sa allora e ancor più la reputo falsa ora. Ne conosco di cretini e disone­sti da questa parte. E di persone sve­glie e per bene dall’altra. Non fatevi annebbiare dai livori di parte. Così nel giudizio politico, le colpe e i me­riti. Non dividete tra buoni e cattivi, non è questo il bipolarismo. Se loro disprezzano e ignorano le idee, le opere, le proposte tue, sii pure ama­­reggiato e disgustato, ma non ricam­biare, non somigliare a loro.

Conti­nuo a leggere, criticare, approvare o polemizzare con loro, li considero viventi e pensanti, mica morti, co­me viceversa fanno loro (lo dico nel trigesimo della comparsa del mio li­bro che ha ristampe ma zero recen­sioni, per omertà partigiana). Non porgo l’altra guancia, non sono così santo. Ma voglio salvare una sola dif­­ferenza rispetto a «loro»: non oppor­re odio a odio, fazione a fazione, uscir fuori di setta, magari polemiz­zare, ma dialogare.

E uscire dal «noi e loro». Sia questa l’unica superiori­tà da dimostrare. Amare e non arma­re le differenze. Via dalle gabbie, non siamo bestie feroci. Si vive me­glio, ci si stima di più e si ottengono perfino migliori risultati.

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