Il «Vip» dei Vanzina? Cerca la notorietà ma poi scappa per non farsi riconoscere

da Roma

Solo da qualche decennio si chiamano così. Ma in fondo i Vip ci sono sempre stati. Ai «soliti noti» dello spettacolo o della mondanità che vivono in un mondo in cui tutto è - apparentemente - d’oro, da sempre guardano quelli che amano sognare a occhi aperti. E chi meglio di Enrico e Carlo Vanzina - figli del regista Steno, fin da bambini immersi proprio in quel mondo - poteva raccontare follie, assurdità e comicità (involontaria) dell’ambiente che gravita attorno alle «very important person»? «A noi infatti non interessava tanto descrivere come vivono i divi - precisa il regista Carlo -. Per questo ci sono già tante riviste, tanti programmi tv, che se ne occupano praticamente ogni giorno. No: ci sembrava assai più divertente rivelare com’è la realtà di coloro che spasimano di condividere quella stessa vita dorata. Quelli che allo stadio vogliono andare nella tribuna Vip; che in vacanza vanno a guardare i Vip che escono dai locali. Il “vippismo” è infatti una malattia molto diffusa: attacca gli uomini come le donne, i giovani come gli anziani».
Ed ecco allora Vip: il tv movie scritto da Enrico e diretto da Carlo - con Matteo Branciamore, Enrico Brignano, Carlo Bucirosso, Martina Colombari, Alena Seredova, Maria Grazia Cucinotta, Monica Scattini - che domani sera su Canale Cinque si divertirà a ironizzare su illusioni e delusioni del bel mondo dorato. «L’idea di Vip era nata per il cinema. Poi, data la natura facilmente “serializzabile” del soggetto, che può aprirsi a innumerevoli episodi - spiega Carlo Vanzina - è diventato un film televisivo». «Dal quale quindi - aggiunge Enrico -, se gli ascolti lo consiglieranno, sarà tratta una lunga serie. L’argomento si presta infatti a molte, divertenti varianti». Nella forma patinata e chic della commedia sofisticata, «evitando cioè scrupolosamente la volgarità, mantenendo una comicità garbata», Vip racconta di una importante per (Scattini) che deve organizzare l’evento mondano dell’anno: l’inaugurazione del ristorante «L'impero del Sushi». Alla quale però presenzieranno parecchi «imbucati»: l’infermiera Sabrina (la Colombari), un chirurgo plastico (Brignano), il proprietario di una jeanseria (Maurizio Mattioli), un giornalista pettegolo (Branciamore), con relativi scambi di persona ed equivoci conseguenti. «Chi sono in realtà i Vip?» si chiedono i Vanzina, che spiegano: «Quelli che fanno di tutto per essere conosciuti da tutti, e che poi si mettono gli occhiali da sole per non essere più riconosciuti da nessuno». «Girare questo film è stato divertentissimo perché, in realtà, non ho recitato affatto - aggiunge la Cucinotta -. Abituata ad essere seguita, guardata, spiata, mi sono limitata a rivivere quello che io e tanti miei colleghi sperimentiamo ogni giorno». «Per me l’esperienza è stata soprattutto istruttiva - considera la Colombari -.

Avevo sempre creduto che i ruoli brillanti fossero facili, poveri di spessore e di credibilità. Lavorando coi Vanzina, che sono anche ottimi osservatori del costume, ho scoperto che dietro l’ironia c’è anche tanta osservazione psicologica».

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