Franco Ordine
A Istanbul nevica e fa freddo: meglio coprirsi. Il primo aggiornamento meteorologico sulla Turchia bollente piomba nel bel mezzo di un lunedì illuminato dal sole di un precoce inverno milanese. È il segno convenzionale che chiude le ferite di Firenze e riapre la parentesi graffa del prossimo viaggio in coppa Campioni. Rino Gattuso, coscienza critica del Milan nei giorni difficili, spontaneo come un ragazzo della sua pasta sa essere, a quellora sta parlando da qualche minuto a microfoni e telecamere per presentare la sua ultima iniziativa. Inaugura un filo diretto con i tifosi, un numero verde (i proventi andranno in beneficenza alla sua fondazione), col quale si potrà interloquire con Gattuso, fargli domande, ricevere risposte pepate o sagge come quelle rifilate ieri mattina, dinanzi allingresso di un ristorante di tendenza, «3jolie», da frequentare la sera per la golosità degli occhi e la felicità dei «cucadores».
«Devo credere alla buona fede del guardalinee altrimenti sarebbe inutile giocare» è il suo esordio che detta la linea editoriale milanista 24 ore dopo il deragliamento di Campo di Marte. Più o meno alla stessa ora, entrando negli uffici della Lega professionisti, Adriano Galliani è una specie di sfinge. «La mia posizione - spiega - mi obbliga ad un sofferto silenzio». Come dire avrei voglia di cantarne quattro ma non posso, non debbo, non voglio. «Dopo la gara con la Fiorentina nella quale sono accaduti alcuni episodi un po strani, comunque si deve fare anche autocritica»: Rino Gattuso vira di 180 gradi e punta i riflettori di un lunedì rossonero amaragnolo sulla squadra più che su Rodomonti e quel vanesio di Copelli, suo assistente. «A Firenze avremmo dovuto vincere» insiste ancora Gattuso per far capire ciò che è accaduto, non una caduta rovinosa semplice, non un corto circuito per colpa della terna ma lennesima perla di una sciagurata collana colma di errori ed omissioni. «Adesso pensiamo a Istanbul, alla partita col Fenerbahce, da vincere assolutamente se vogliamo toglierci dai guai» così Gattuso volta pagina e si mette in viaggio verso un altro bivio della stagione. Forse più decisivo di Firenze: in Turchia si decidono i destini del girone di Champions, in ballo 25 milioni di euro già iscritti a bilancio.
A Istanbul nevica, fa freddo e non cè da temere nessuna complicazione ambientale. «Siamo sereni, troveremo un ambiente caldo perché è una sfida che conta, sarebbe lo stesso anche se si giocasse a Stoccolma» confida disteso Umberto Gandini, direttore organizzativo del Milan, capo della diplomazia, filo diretto con lUefa in queste ore segnate anche dalla designazione, un norvegese energico, Terje Hauge, già incrociato a Eindhoven ad aprile (3 a 1 la sconfitta con premio di finalissima). Per la Turchia si parte oggi, sveglia allalba, senza Cafu (infortunato) e Stam (squalificato), con uno squarcio nella difesa azzoppata da errori individuali a Firenze e con qualche incrinatura nella fiducia collettiva del gruppo. Che è rappresentata nella circostanza anche da qualche episodio passato sotto silenzio, domenica sera. Ad esempio luscita in ritardo dal sottopasso dello stadio «Franchi» allinizio del secondo tempo da parte dei rossoneri. Il Milan ha preso gol con mezza panchina ancora in cammino. Perché?
«La verità è che sul gol di Jorgensen è successo di tutto: Seedorf che perde palla, io che scivolo e Nesta che buca il pallone» ridimensiona Gattuso più portato a pensare a una colpa della sosta del campionato, capace di interrompere la magia degli otto successi di fila e a riproporre antichi difetti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.