\Cinzia Romani
da Roma
Estate, tempo di giuggiole e gelati. Le scuole chiudono, i ragazzi vanno a spasso o al cinema, proprio come negli Usa, dove gli adolescenti son rimasti gli ultimi ad andare in sala. Il che hanno capito benissimo i nostri cinematografari, ora ingolositi dal (meritato) successo di Notte prima degli esami, ormai un piccolo classico del genere spensieratezza giovanile sul grande schermo. Al suo traino, dunque, da giovedì si potrà vedere Lestate del mio primo bacio, film dellesordiente Carlo Virzì, fratello minore di Paolo, il regista del fortunato Caterina va in città, ancora un prodotto del campo iuvenilia. Perché le cose lievi, meglio se inconsistenti, hanno comunque il loro pubblico e allora, via alla commediola tratta dal libro desordio della toscana Teresa Ciabatti, Adelmo, torna da me (Einaudi), qui pure sceneggiatrice, con Francesco Bruni e i fratelli Virzì, da Livorno. «Tu, ragazzo povero, per me sei come un ragazzo normale», pensa nella sua testolina un po stramba la ragazzetta romana Camilla, interpretata con stralunata grazia adolescenziale da Gabriela Belisario, che ha il tipo fisico della Valverde, protagonista di Melissa P., altro titolo (allapparenza) per giovani. E pensa ciò nei rispetti di Adelmo (tipico nome toscano, vedi la rockstar Zucchero Fornaciari), baldo giovanotto senza un soldo, ma vitale come i proletari di Orbetello sanno essere. Naturalmente siamo in Toscana, le aspirazioni del parlato sono ai limiti del sopportabile e il generone romano, marcio come soltanto i Virzì sanno descriverlo, viene incarnato molto bene da Laura Morante, qui come nevrotica madre di Camilla e da Andrea Renzi, convincente marito sottaniere, con moglie in villa allArgentario e amante in camporella. E che succede, in questoretta e venticinque di tira e molla tra la scioccherella ricca e tocca e il diciassettenne sano, spinto dal bisogno a fare lavoretti estivi occasionali? Praticamente, nulla. Ma quando arrivano i titoli di coda, si è visto Neri Marcorè in camice da dottore sindacalizzato, Laura Morante in sgargianti camicioni stile Positano, gli occhi color acquamarina della Belisario. Per fortuna, le musiche originali di Carlo Virzì, musicista di formazione (suona con gli Snaporaz), aiutano a riempire certo vuoto narrativo. «Vengo da una famiglia allargata di artisti, che vivono tra Roma e Parigi. Sono nevrotica, perciò amo il mestiere dellattrice, così adrenalinico», spiega Gabriela, frangetta e smalto scuro sulle unghie, già sottoposta al provino di Caterina va in città. «Il mio personaggio, semplice e puro, mi ha fatto pensare», afferma Jacopo Petrini, un angelo di Bondone qui al suo esordio, dopo essere stato prescelto tra mille, in un liceo di Piombino. E comè nata lidea del film? «In certe cose, o ci si butta di testa, o non si fa», è il parere di Virzì piccolo, ieri scortato alla Casa del Cinema dal più noto Paolo e dal produttore Riccardo Tozzi. Un cronista in cerca di parenti nobili per il film finanziato da Rai Cinema e da Cattleya, cita il delizioso Guendalina dello scomparso Alberto Lattuada, uguale mishmash di ovvi contrasti ricco-povero, giovane-adulto, puro-corrotto.
Con Lestate del mio primo bacio si ascoltano canzoni orecchiabili degli Anni Ottanta e si ammira il mare dellArgentario: un po come bere un bicchiere dacqua fresca, che destate fa sempre comodo.
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