Viviana Persiani
Sta riscuotendo buoni consensi The Interpreter, il thriller fanta-politico, diretto da Sidney Pollack, che saluta anche il riscatto, dopo le ultime discutibili esibisioni, di una ritrovata Kidman. Nella pellicola, che strizza locchio a I tre giorni del Condor, Nicole è una interprete per le Nazioni Unite che ascolta inavvertitamente i piani di un complotto per eliminare il leader di uno stato africano. La vita di Silvia Broome/Kidman, è in pericolo è per proteggerla chiamano Tobin Keller/Sean Penn, un agente dei servizi segreti americani, che si porta dietro un terribile dolore non ancora superato. La regia di Pollack bada allessenziale, di mestiere, perfetta nelloliare una trama sceneggiata in maniera ottimale. Un thriller teso, che esalta limportanza del dialogo e della comunicazione come fondamenti imprescindibili per la pace, e che tiene incollato lo spettatore fino alla fine.
Da non perdere è La sposa cadavere, lottimo film di Tim Burton che si segnala come uno dei più belli visti in questa stagione. Dopo il grande successo ottenuto alcuni anni fa con Nightmare before Christmas, Burton ripropone, migliorandolo, il meglio del suo «cinema» traendo spunto da unantica fiaba ebraica russa. Victor si sta recando a sposare Victoria, sua promessa sposa. Un matrimonio combinato per risanare le casse degli uni e arricchire il prestigio con un titolo nobiliare per gli altri. Mentre cammina per il bosco, il povero Victor, per un fatale scherzo del destino, si ritrova sposato con una defunta. Da qui, il regista crea un indovinato ed affascinante dualismo tra il mondo dei vivi e quello dei morti, capovolgendone, però, gli stereotipi. Così, il triste blue (che in inglese, non a caso, è sinonimo di tristezza) della superficie, contrassegnato da ambientazioni che hanno il suo tradizionale marchio di fabbrica (edifici imponenti, stile gotico, atmosfere dark) lascia spazio ai colori del piano di sotto, dove imperversano balli, feste e chi più ne ha più ne metta. Insomma, Burton ci tiene a dirci che non è dellaldilà che si deve aver paura ma della corruzione del nostro mondo, dove sono la falsità e il doppiogiochismo a farla da padroni.
Quanto a The legend of Zorro, è un film che non va preso troppo sul serio. Una pellicola più per minorenni che per un pubblico che guarda con rimpianto allo Zorro cinematografico con Anthony Hopkins. Qui, invece, Banderas, che si muove ed agita come un supereroe, contribuisce a rendere ancora più fumettone un film dalla sceneggiatura spesso, involontariamente, ridicola. Poco importa, perchè i gadgets stanno già, da settimane, riempiendo le vetrine dei negozi pronti a trasferirsi, per Natale, nelle case dei ragazzi. Con tanti saluti alleroe romantico.
I film più visti a Genova nellultima settimana.
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