Una vita senza carta igienica La coppia rovinata da Al Gore

New York, dopo aver visto il film del premio Nobel si lavano poco per non sprecare acqua, non accendono il riscaldamento, non buttano la spazzatura. Però raccontano tutto su internet

I nuovi Flintstone vivono su Fifth Avenue. Senz’acqua e senza carta igienica perché così dice Al Gore, con la vita cambiata da un film. Esperimento, lo chiamano i signori Beaven, neofanatici di un’esistenza verde che l’ex vicepresidente degli Stati Uniti spaccia come unica strada per la salvezza della specie umana. I Fred e Wilma di Manhattan sono entrati in un cinema ad agosto scorso e sono usciti cambiati: hanno scoperto Una scomoda verità. Premio Oscar e poi Nobel, il documentario che ha sconvolto il mondo raccontando che l’uomo è solo un ospite disgraziato e invadente che fa danni ogni volta che si gira: l’universo ridotto a catastrofe ambientale, gli uragani provocati da una bomboletta spray, lo tsunami causato da una Cinquecento Euro 0.
Colin e Michelle che prima vivevano tranquilli, ricchi, felici nel loro appartamento al centro della città più moderna del pianeta si sono sentiti cattivi, sporchi e brutti. «Sono andata a vedere An Inconvenient Truth in un cinema con l’aria condizionata. È stata una chiamata alle armi. Mi sono accorta che tutto quel che stavo facendo nella mia vita contribuiva alla distruzione dell’ambiente. È stato allora che ho deciso di dire basta». Hanno parlato, quella notte. Una chiacchiera sul futuro senza futuro: lui teneva la luce accesa e lei era in bagno, insieme hanno pensato che in quel momento, mentre facevano le cose di tutti, tipo leggere o lavarsi i denti, tipo tirare lo sciacquone e cotonarsi i capelli col phon, Gore li stava guardando come un santone. Criminali. Hanno fatto qualcosa per sentirsi degni di Al. No impact. Progetto, idea, rivoluzione, proclamo, barzelletta: un anno senza rasoi usa e getta, senza giornali, treni, automobili, lampadine incandescenti, ascensori, plastica; niente televisione o altri inquinanti. Cioè tutto, per loro. Colin e Michelle hanno imposto la vita anti-moderna alla figlia Isabelle, che a due anni non capisce perché non può più guardare i cartoni in tv. Coinvolto anche il cane Friskie: deve scendere nove piani di scale ogni volta che deve uscire per fare la pipì. In casa Beaven fino a novembre scorso nessuno cucinava. Sempre take away: oggi i cibi vengono solo da fattorie biologiche in un raggio di trecento chilometri da Manhattan. Banditi i taxi o l’auto, sostituiti dal monopattino. Cioè Colin gira in skateboard per le vie di New York, a 43 anni. E poi la spazzatura: ora si mette nelle scatolette del compost dove viene mangiata dai vermi.
I Colin si sentono i nuovi pionieri verdi e mica pensano di essere falsi quando raccontano le loro performance su un blog. No, perché vanno a scriverle in un internet point all’angolo della strada e non sprecano elettricità. La loro. Un professore ha pensato di studiarli. È Andrew Kirk, storico del movimento ambientalista all’Università del Nevada a Las Vegas: «Questa gente rifiuta i massimi sistemi ma si concentra su piccoli gesti concreti convinta che questo possa avere un impatto sui mali del pianeta». Un po’ come i Compacters di San Francisco, un gruppo che rifiuta lo shopping, o i 100 Miles Folks, una coppia di Vancouver in Canada che ha passato un anno mangiando cibi prodotti esclusivamente nel raggio esclusivo di cento miglia (160 chilometri) da casa loro.
Colin adesso ha comprato un vecchio rasoio a una lama, si lava poco i denti e solo col bicarbonato. Cucina prodotti dell’orto in grado di conservarsi nel freezer spento.

Spenta anche la lavastoviglie, così come il forno a micro-onde e la macchina del caffè elettrica. La famiglia Beaven continua a fare il bucato nelle lavatrici del palazzo, che si trovano in cantina. Consumano corrente, ma bisogna fare dieci piani di scale. L’ipocrisia fa dimagrire.

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