Cronaca locale

Vite da film ai tempi di Salò

Al cinema Gnomo un’inedita rassegna dedicata al cinema degli anni 1943-45

Per sede di ministeri, la Repubblica sociale italiana (Rsi) sarebbe Repubblica di Milano, ma passa per Repubblica di Salò, che ospitava solo quello della Propaganda. Ma pazienza, visto che si chiama «Salò alla sbarra. Vita quotidiana e cinematografica in Italia 1943-45» l'interessante rassegna di film ideata da Fabio Francione al cinema Gnomo dal 22 al 29 gennaio, culminante il 31 nel convegno alla Triennale fra Giuseppe Ghigi, Mimmo Franzinelli, Italo Moscati, Maurizio Ponzi, Emilio Pozzi, Quirino Principe e Piero Spila.
È ormai in pensione chi nacque durante la Rsi: ne hanno ricordo diretto solo gli ottuagenari; agli altri sono toccate per lo più ricostruzioni dove la memoria non sfocia nella storia, ma esonda in politica, come constata Giampaolo Pansa nei Gendarmi della memoria (Sperling&Kupfer). Per capire i seicento giorni dall'occupazione tedesca alla «resa degli ottocentomila» ci sono i documenti, ma intanto scompaiono gli ultimi testimoni di rilievo e la serenità, poi, non c'è mai stata.
Lato cinema, ecco gli eventi in sintesi. Mussolini - che nel 1919-20 ha lasciato solo Gabriele d'Annunzio nell'impresa di Fiume, dove Nietzsche e Lenin si davano la mano - finisce la carriera guidando proprio un regime insurrezionale in uno Stato che nasce il 18 settembre 1943 e va dal Cervino al Garigliano. Ma i giochi politico-economici repubblicani sono essenzialmente milanesi: Mussolini socializza la Mondadori e la Garzanti, ma con la Fiat non ce la fa. Milanesi anche i giochi cinematografici, ma solo finanziariamente; artisticamente sono veneziani. I macchinari resi dai tedeschi non tornano a Cinecittà: vanno al Cinevillaggio della Giudecca, diretto ancora e sempre da Luigi Freddi, per i film di Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, Mino Doro e Doris Duranti, Marina Berti e Claudio Gora, Luis Trenker e Francesco De Robertis; con Cesco Baseggio recita un veneziano giovanissimo: Hugo Pratt. Intanto Renato Cialente, Massimo Dapporto, Gilberto Govi, Vittorio Gassman, Nuto Navarrini, Wanda Osiris, Andreina Pagnani, Alberto Sordi e Ugo Tognazzi fanno teatro dove càpita.
Quarantenne, Fabio Francione ha maturato il suo progetto dal Mio lungo viaggio nel secolo breve di Carlo Lizzani (Einaudi). E del regista fascista poi comunista la rassegna include Achtung, banditi, L'oro di Roma, Il processo di Verona e Mussolini ultimo atto. Francione ha fatto un lavoro importante: per merito suo, i pochi film della Rsi - Ogni giorno è domenica di Mario Bàffico; Senza famiglia e Ritorno al nido di Giorgio Ferroni; Fiori d'arancio di Dino Hobbes Cecchini; Un fatto di cronaca di Piero Ballerini; Aeroporto di Piero Costa; La vita semplice di De Robertis - tornano all'onore di Milano, anche se in un'altra repubblica. Ma nel vasto progetto ci sono anche, come elemento di contrasto, i film girati dopo dagli sceneggiatori e dai registi di Cinevillaggio, in un'ottica opposta.

Prologo cinematografico della fine di Salò, l'incendio di Atlanta in Via col vento, l'aveva detto: «Domani è un altro giorno».

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