Le vittime dei terroristi non sono tutte uguali

Diego Pistacchi

Così, tanto per far capire che per la sinistra i lavoratori uccisi dai terroristi non sono tutti uguali: «Nel progetto di riordino della viabilità del Ponente si potrebbe dedicare a Guido Rossa, ucciso dalle Brigate Rosse, proprio l'arteria che passerà nello stabilimento dove lavorava, se la famiglia sarà d'accordo». Chi lo ha detto? Claudio Burlando, presidente della Regione Liguria. Colui che sei giorni fa ha guidato la sua maggioranza a bocciare la proposta di «istituire una borsa di studio riservata agli studenti liguri, finalizzata a ricordare il valore dell’eroico sacrificio del giovane lavoratore genovese Fabrizio Quattrocchi», assassinato da altri terroristi, ma in Irak anziché a Genova.
Burlando ha anche fretta. Meglio, detta i tempi come se la cosa fosse già sicura, come se in questo caso il sindaco Giuseppe Pericu non avrà neppure bisogno di dire che «passerà la pratica al consiglio comunale, per vedere cosa fare, come nel caso di Carlo Giuliani». Infatti, il governatore aggiunge subito che «la strada potrebbe essere pronta per il trentennio della morte di Rossa».
Il fatto è che la «decisione» di Burlando non è stata neppure pensata, decisa o comunicata nel corso di un consiglio regionale o di una riunione di giunta. No, l’idea è stata buttata lì come assolutamente normale, nel corso della commemorazione di Guido Rossa, nel ventisettesimo anniversario della sua uccisione da parte dei terroristi delle Brigate Rosse. Da parte di quei «compagni che sbagliano» che avevano commesso il grave errore di assassinare un sindacalista della Cgil, un lavoratore, un compagno che al Partito Comunista aveva dedicato con la massima onestà intellettuale tutto il suo impegno politico. E quei compagni che con quell’omicidio segnarono un cambio di atteggiamento da parte di una buona fetta della sinistra italiana nei loro stessi confronti.
Guido Rossa è stato un eroe e una vittima involontaria della guerra al terrorismo rosso. Un dato di fatto che nessuno ha mai messo in discussione. Così come nessuno metterebbe in discussione l’opportunità di dedicargli una strada, dopo la statua eretta in largo XXI ottobre. A stupire è piuttosto il trattamento riservato a un altro lavoratore genovese ucciso da terroristi mentre compiva esclusivamente il proprio dovere. E per di più che ha accettato di morire gridando ai suoi assassini e al mondo il suo orgoglio di italiano. Le parole e le discriminazioni di Burlando stridono soprattutto se messe a confronto con quanto detto, sempre ieri, da Sabina Rossa, figlia del sindacalista ucciso.
«Sarebbe utile istituire una giornata delle vittime del terrorismo come la giornata della Memoria delle vittime della Shoà», ha proposto Sabina Rossa, parlando di tutti coloro che sono stati uccisi per mano di terroristi e senza selezionare i morti. «In una società che fa fatica a trovare valori e momenti alti - ha aggiunto la figlia di Rossa ai giornalisti uscendo da un lungo silenzio - ricordare le vittime del terrorismo diventa un’occasione per costruire la coscienza civile e trasmettere alle nuove generazioni la storia di ieri per costruire il nostro futuro».

E riesce difficile, evidentemente non per gli amministatori genovesi e liguri, sostenere che Fabrizio Quattrocchi, ucciso mentre svolgeva il suo lavoro, non sia morto offrendo a tutti coloro che hanno visto o saputo delle modalità della sua barbara esecuzione un esempio di «valori e momenti alti» degni di essere «trasmessi alle nuove generazioni». Ma i lavoratori vittime del terrorismo, per la sinistra, hanno pesi specifici diversi.

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