«Vittime usate come correntisti kamikaze»

Questione di cinismo, e di un’abbondante materia prima. Perché, scrive il giudice per le indainigi prelimiari Giuseppe Gennari nell’ordinanza di custodia cautelare con cui manda in carcere otto persone, «in una città come Milano e di questi tempi, gli appartenenti a questa sfortunata categoria non difettano certo di numero». Sono i clochard la «sfortunata categoria» di cui parla il gip.
«Qui - sottolinea ancora Gennari - siamo di fronte ad una organizzazione che cura minuziosamente tutti i passaggi» e che ha avuto «l’idea di utilizzare come “correntisti kamikaze” dei senza tetto». Un’idea che, prosegue il giudice, «va riconosciuto, è senza dubbio brillante: facile reclutare poveri disgraziati che, per 200 euro, rinunciano a fare troppe domande, facile ripulire e sistemare il clochard per renderlo presentabile ad un qualsiasi funzionario di banca». Eccolo, dunque, il metodo: tutto è pianificato, «dal momento della stipula del conto corrente a quello della collocazione del titolo scoperto sul mercato per la sua monetizzazione. Il primo step è quello dell’apertura del conto». Alla fine, sia arriva a «concludere contratti di conto corrente e farsi consegnare libretti di assegni a ripetizione».
Certo, aggiunge il gip, «una volta spesi i primi assegni, il nome sarà ben presto bruciato nel circuito bancario. Ma questo non è un serio problema» per la banda finita in carcere. «Dopo un clochard se ne trova un altro - è l’amara constatzione di gennari -, e poi un altro e un altro ancora.

D’altronde, in una città come Milano e di questi tempi, gli appartenenti a questa sfortunata categoria non difettano certo di numero». E, si legge ancora, «in alternativa al “metodo del barbone”, si possono sempre trovare aspiranti pseudo imprenditori compiacenti».

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