Vittoria dimezzata di Kadima, crolla il Likud

Il capo del governo uscente dovrà cercare un accordo anche con i partiti minori: ago della bilancia, quello dei pensionati. Affluenza alle urne ai minimi storici

Luciano Gulli

nostro inviato

a Gerusalemme

Trentadue seggi a Kadima, 22 al Labor di Amir Peretz, 11 al Likud e 14 a Israel Beitenu, il partito di raccolta russofono di Avigdor Lieberman. Alle 10 di sera sono questi i numeri che emergono dagli exit poll. Vince il partito centrista voluto da Ariel Sharon e ora guidato dal suo delfino Ehud Olmert, che, dopo aver appreso i risultati, si è raccolto in preghiera al muro del pianto. Ma è una vittoria che lascia l'amaro in bocca, essendo i 32 seggi conquistati (posto che questi siano, a bocce ferme) al di sotto dei sondaggi più avari che fino all'altro ieri accreditavano a Kadima fra 35 e 36 seggi. Scompare virtualmente dalla scena il Likud. «Non saremo al governo nella prossima legislatura», ha commentato a caldo uno dei consiglieri di Netanyahu, ammettendo la sconfitta.
Buona è l'affermazione del Labor, la cui euforia alla vigilia non era affatto ingiustificata. Ma i voti dei laburisti, sommati a quelli di Kadima, non basteranno comunque da soli a formare un governo. Bisognerà bussare alla porta di qualcuno degli spigolosi partiti minori, se non si vorrà dare all'estrema destra di Lieberman la soddisfazione ottenuta dalle urne. La vera sorpresa di queste elezioni viene infatti da Israel Beitenu, il partito di estrema destra del russo Lieberman. Ma l'ago della bilancia, probabilmente, sarà rappresentato dal Partito dei pensionati (6-8 seggi) che insieme con i pacifisti di Meretz costituiscono la coalizione di qualsiasi governo che punti alla stabilità.
Vince, come nelle previsioni, anche il partito degli astensionisti. Andate a votare, aveva chiesto Ehud Olmert al gran popolo degli indifferenti. «Votate», imploravano gli sms targati Kadima che per tutto il giorno hanno ingorgato i cellulari degli israeliani. Schiere di attivisti erano state sguinzagliate nei quartieri popolati dagli immigrati russi più tetragoni per aiutarli a distinguere tra il simbolo di Kadima e quello, assai simile, del partito della Foglia Verde, che si batte per la legalizzazione della marijuana. Ma tutto questo non è bastato. L’affluenza alle urne è stata del 63,2 per cento. Un record negativo nella storia dello Stato ebraico. Nel 2003 aveva votato il 68,9 per cento.
Disorientanti anche i «carotaggi» eseguiti al volo all'esterno dei seggi. Molti, come Matilda Rua, una donna di mezz'età di origine greca, sono entrati con un'idea e ne sono usciti con un'altra, sposata all'ultimo minuto. «Alla fine - ci ha detto a metà pomeriggio davanti a uno dei seggi allestiti nel quartiere di Beit Fergan, popolato da molti ebrei ortodossi - mi sono decisa per Kadima. Quanto a Olmert, che dire? Questo è un Paese complicato. Ci vogliono grandi generali, alla sua guida.

Mentre Olmert è una specie di ufficiale postale».
Hanno disertato in massa i giovani. Ma anche la generazione di mezzo, più preoccupata da un futuro economico incerto che da una pace ritenuta sempre più improbabile con i palestinesi.

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