Politica

Vivere a Parigi con zero euro In un sito i trucchi per scroccare

La prima regola: «Comprare e dichiararsi insoddisfatti. Si ottiene sempre il rimborso»

Alberto Toscano

da Parigi

Parigi è diventata la capitale mondiale dello scrocco. Scrocco sofisticato, scientifico e tecnologicamente propagandato. L’idea è venuta a una signora abituata a imprese un po’ bizzarre: Valérie Ganier, autrice del catalogo dei prodotti rimborsati e personaggio chiave del sito internet achatgratuit.com. Achat come spesa e gratuit come a sbafo. Mille modi per andare a comprare, sapendo perfettamente quale sarà il pretesto per non pagare o per farsi rimborsare la merce acquistata. Un capolavoro d’astuzia, con l’emozione di un comportamento senza scrupoli.
Per darsi un po’ di candore proletario, l’équipe di Achatgratuit cerca di vestirsi da Robin Hood dei tempi moderni. Come se l’idea di comprare a sbafo fosse il messaggio più «rivoluzionario» che si possa lanciare all’opinione pubblica. Il sito Achatgratuit, aggiornato in continuazione, suggerisce le astuzie per vivere in Francia spendendo il meno possibile. Anzi, niente del tutto. Il sito è stato creato sette anni fa, ma solo adesso è stato scoperto dal grande pubblico transalpino, che si diverte a compulsarlo per poi realizzare i test di «costo zero» in negozi e supermercati. Ormai i collegamenti al sito di Valérie sono 300mila al mese. Ma in futuro la «bibbia dello scrocco» potrebbe aumentare di molto il proprio spazio e c’è chi ipotizza un traguardo di un milione di contatti mensili.
La regola di fondo sta nel vecchio adagio del «soddisfatti o rimborsati». Esempio: il signor Dupont va al supermercato a fare la sua brava spesa. Al momento di pagare, presenta la propria carta di credito - meglio poter dimostrare inequivocabilmente d’aver compiuto l’acquisto - e chiede in più una ricevuta per ogni prodotto. Una volta a casa, invia una lettera a ciascuna delle case produttrici e spedisce lettere sdegnate, affermando che la qualità della merce era inferiore alle aspettative e che solo l’invio di un assegno da parte della società in questione potrà lenire la collera del cliente deluso. Il quale, in caso contrario, si rivolgerà alle associazioni che difendono i consumatori e che s’impossesseranno della bandiera della protesta. Finora molte società produttrici di generi alimentari e d’ogni altra mercanzia hanno preferito inviare un assegno di qualche decina di euro piuttosto che rischiare grane dalle imprevedibili conseguenze. In realtà il «lavoro» dello scroccone non è affatto semplice, visto che nelle lettere di protesta occorre indicare con estrema minuzia la confezione acquistata, la data di scadenza e una raffica di altre informazioni. Insomma, occorre stanziare una gran quantità di tempo. E siccome il tempo è denaro, alla fine non è detto che far la spesa a sbafo sia davvero un guadagno.
Intanto c’è chi rende ancor più sofisticata l’arte del «vivere senza spendere». Nelle librerie transalpine si vende (proprio nel senso che bisogna pagarlo in contanti) il libro Paris 0 euro di Jacques Seidmann e Patricia David, uscito tre mesi fa e rivelatosi un buon successo. È una collezione di consigli - addirittura 1.

500 - sul come vivere nella capitale francese senza spendere il becco di un quattrino.

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