"Vivo con la medaglia in tasca. Se serve una foto..."

Giuliano Razzoli racconta la sua vita da campione olimpico: "Il telefono squilla molto più di prima, ma lo perdo sempre lo stesso"

"Vivo con la medaglia in tasca. Se serve una foto..."

È riuscito a portare l’«alta velocità» a Reggio Emilia prima del treno. Andare a «razzo» da queste parti non è più solo una metafora. Giuliano Razzoli, 25 anni, anche prima della medaglia d'oro olimpica andava di corsa e di corsa è arrivato anche ieri a Garmisch. Una sciata in pista al mattino, poi a Innsbruck per tagliare il nastro di un negozio quindi a ritroso in Baviera per una selva di interviste, neanche fosse il tracciato di uno slalom. «Scusa il chewing gum, avete un pezzo di carta?». Vuoi mettere la cicca del campione su e-bay? «Non scherziamo», si schernisce lui. La sua vita è cambiata ma per ora «a festeggiare sono stati gli altri» dice Razzoli «Io devo ancora trovare il tempo».

Giuliano Razzoli, com’è cambiata la sua vita da quando si è svegliato campione?
«Il telefono suono di continua ma lo perdo come al solito».

La soddisfazione più bella?
«Veder piangere tanta gente, ma non lo dico da sadico! Io ho pianto solo rivedendo la gara, nei momenti dopo la vittoria invece mi tremavano solo le gambe, ma le lacrime no, non mi scendevano».

Ha mai sognato il giorno della gara?
«No, ho ancora il fuso canadese».

Di quel giorno avrà conservato ogni più piccolo cimelio…
«Si, lo skipass, l’accredito, i tagliandini: poi li regalo agli amici ma devo ancora fare la classifica di chi li merita e mettere tutto a posto».

A Villa Minozzo qualcuno le darà ormai del lei, Eleonora, la sua fidanzata è la nuova first lady?
«Ma no, figuriamoci. E poi sono stato così poco a casa, non vedo l’ora di poter salutare tutti con calma e mi spiace per Yuri Govi scomparso sotto una valanga. Il mio paese è passato dalla gioia al dolore in un attimo».

Domani sarà di nuovo in gara: tutto il mondo lo attende al varco.
«E lasciamoli attendere: io ero molto più teso prima della seconda manche a Vancouver. Scettico per la neve, mi ero allenato su tutti i tipi di manto ma non era facile».

E invece è andata: dove altro le piacerebbe vincere?
«Qui a Garmisch perché sarà la pista dei prossimi mondiali e perché qui ho già chiuso ottavo con il miglior tempo nella seconda manche lo scorso anno. Poi ho impiegato un po’ a vincere, ma ho vinto bene, no?».

E se qui non andasse?
«Kranjska Gora, Zagabria dove ho già vinto, Schladming, Adelboden…»

Ci promette che non si trasformerà in un polivalente come qualcuno ha detto?
«Prometto, non ci penso nemmeno. Non sprecherò le mie energie. Proverò però il gigante già ai prossimi campionati nazionali».

Che effetto le fanno i paragoni con Tomba: da emiliano ci dica le vere somiglianze.
«Siamo emiliani, appunto, quindi spensierati e potenti».

E con Gros, l'altra medaglia olimpica?
«Beh, lui aveva dei materiali che io non uso più da quando ho 15 anni: fenomenale».

Dove andrà in vacanza: con una medaglia al collo può spingersi ben oltre Sharm El Sheikh quest'anno.
«Si vorrei andare alle Maldive ma ci sarei andato comunque, anche senza aver vinto».

Quando festeggerà, lo farà con un

calice di...
«Fino ad ora ho pasteggiato a Lambrusco, ora vorrei un bel magnum di Giulio Ferrari e poi l'Amarone».

Ma questa medaglia dov'è?
«Qui in tasca, metti che serva un’altra foto…»

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