Roma

Voce roca, chitarra e rock: arriva il mito-Springsteen

Simone Mercurio

Da solo, l’inseparabile chitarra sottobraccio come compagna e la sua inconfondibile voce roca a riscaldare i cuori in una già infuocata e caliente notte romana di inizio giugno. Dopo tanto parlare, dopo le polemiche sui biglietti (già esauriti da settimane)e sull’opportunità di organizzare il concerto in uno spazio più grande (vedi lo stadio Olimpico), approda finalmente nella capitale la seconda delle tre tappe italiane (Bologna e Milano, le altre) del «Solo Acoustic Tour» di mister Bruce «The Boss» Springsteen, questa sera, alle 21, al Palalottomatica dell’Eur. Fuori le chiacchiere e gli orpelli, dunque, dentro la musica e le parole del grande Boss. Partito il 25 aprile scorso dal Fox Theatre di Detroit, questo «Solo Acoustic» è uno straordinario live, un’imperdibile opportunità di ascoltare la musica di Bruce, dai vecchi successi ai classici intramontabili, fino alle canzoni del nuovo splendido disco, Devils & Dust (Diavoli e polvere) in versione totalmente unplugged. I versi di Springsteen, spogliati e rivestiti soltanto del leggero e fresco abito della sua sei corde, oltre che dall’immancabile armonica, assumono un sapore più intimista, ma allo stesso tempo più diretto, proprio perché toccano dal vivo le corde più sensibili, e sono come sempre riflesso di uno sguardo duro e critico nei confronti di un’America, la «sua» America, che secondo Springsteen, ha scelto oggi la strada della paura e della violenza. «Abbiamo Dio dalla nostra parte/ proviamo a sopravvivere/ uccidono le cose che amiamo/ la paura è una arma potentissima». Versi che rappresentano un ritratto «essenziale» della psicologia americana del dopo-11 settembre. È questo il passaggio centrale della title track «Devils & Dust», scritta nel periodo dell’inizio della guerra in Iraq: un folk diretto e scabro nella migliore tradizione del genere. «Ciò che ho messo in questo disco è il racconto di alcune storie - spiega Springsteen -. Sono tutte canzoni che parlano di persone le cui anime sono in pericolo, e questo pericolo è determinato da dove si trovano nel mondo e dagli eventi che il mondo porta nella loro vita». «Tutto questo - continua il Boss - appartiene all’essere umano, sia a chi è religioso o spirituale, sia a chi non lo è. La sensazione di rischio viene percepita da tutti quotidianamente». «Ciò che scrivi - dice ancora l’autore di “Born In The Usa” - deve arrivare sempre dal profondo di te stesso...». «Mi posso trovare a New York, ai confini del Jersey o nel West – continua - ma il vero posto dove nasce una canzone è dentro di me». E i semi di questo Devils & Dust, diciannovesimo album di Bruce Springsteen, sono stati piantati quasi dieci anni fa, quando il cantautore ha lanciato il suo primo tour acustico in assolo. «Dopo aver finito di cantare durante quel tour - ha dichiarato il Boss - ero così elettrizzato che mi mettevo a comporre pezzi nuovi, accantonavo poi le canzoni per poterle riprendere al momento giusto». Dodici tracce inedite, dunque, due delle quali «The Hitter» e «Long Time Comin’», sono effettivamente state scritte e cantate durante il «Ghost Of Tom Joad Tour» del ’95. Quasi dieci anni, appunto, quelli trascorsi dal suo primo tour acustico. Sono invece passati 4 anni dalla pubblicazione dell’album precedente a questo («The rising», il titolo). Springsteen ha scelto di registrare «Devils & Dust», uscito a fine aprile scorso, senza la sua storica E Street Band, con la sola collaborazione di Brendan O’Brien al basso e Steve Jordan alla batteria.

Solo chitarra e armonica, dunque, per un Boss nudo e crudo, essenziale e concreto come un bel pugno diretto alle coscienze di un mondo diviso sempre più fra demoni e cenere.

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