Nella grande festa si insinua un giallo, che apre scenari inquietanti sul partito «unito e compatto» che solo «quei c... dei giornalisti» raccontano invece diviso. Unipotesi (clamorosa) di riorganizzazione della Lega che sarebbe stata proposta al capo durante la cena della vigilia, sabato, a Pontida. Al tavolo del ristorante insieme a Bossi cerano Roberto Calderoli, Rosi Mauro, Federico Bricolo e Marco Reguzzoni, i due capigruppo. Questi ultimi (il cosiddetto «cerchio magico») avrebbero consigliato al capo di mettere mano al partito in Lombardia, nominando un «legato», quel che nel Carroccio equivale a dire un commissario politico. Un fatto già accaduto in Liguria e in Emilia-Romagna (dopo uno scontro con denunce tra i vertici regionali), due regioni attualmente sotto la giurisdizione del «commissario» Rosi Mauro, la vicepresidente del Senato molto vicina a Bossi ma osteggiata da una buona fetta della Lega (con soprannomi velenosi che evitiamo di riportare). E proprio la Mauro sarebbe la designata per il commissariamento della Lega lombarda, cuore del movimento da anni affidato ad un colonnello storico come Giancarlo Giorgetti. Un «colpo di mano» che avrebbe provocato immediate reazioni, anche molto forti. «Calderoli si è alzato dal tavolo e se nè andato» racconta un dirigente leghista. «Due sindaci importanti dellarea di Varese hanno già detto che se succedesse una cosa del genere restituirebbero le tessere del partito». «Salterebbe tutto, non penso Bossi darà mai lok» prevede un altro «ufficiale» del partito.
Sembra che Maroni e Calderoli abbiano fatto capire che non cè strada possibile per questa opzione. Ma sembra che laltra ala vada per la sua strada, prospettando una soluzione simile anche per il Veneto, con Bricolo come capo politico. In Veneto cè un braccio di ferro, a suon di congressi (ma non solo...), tra la corrente di Gemonio e quella maroniana, rappresentata dal popolarissimo Flavio Tosi, che sta vincendo a man bassa con i suoi candidati. Ma un commissariamento di Lombardia e Veneto farebbe esplodere una guerra civile dentro il Carroccio, perciò anche i parlamentari più allarmati da questa notizia tendono ad escludere che il capo possa avallarla. Sempre in questo clima si inserisce anche il restroscena su quanto accaduto sul palco. Per una tregua si era stabilito che avrebbe parlato solo Bossi, ma poi il capo ha fatto salire e parlare Calderoli e Maroni, indicando così la prossima successione operativa nella guida del partito.
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