da Roma
Si piazzano sulle strisce pedonali. Fermi lì, né di qua né di là. E non si azzardano ad attraversare via Cavour. Dove scorre un fiume di compagni, quelli veri. Dove passa il corteo delle sinistre che manifesta contro il governo. Con tanto di bandiere rosse, soliti «vaffa» al Cavaliere, slogan contro la Gelmini, consueto repertorio canoro. Insomma, come da programma.
Ma Livia e Vincenzo non ci stanno. E riscrivono il copione. Si affacciano, sorridono, vengono subito notati. «Guarda chi c’è!», fa sorpreso un militante. Già, sono Turco e Vita. Incredibile, quelli del Partito democratico. E che ci fanno qui? «Siamo venuti a portare un saluto», rispondono in coro. Certo, «la vostra piattaforma è diversa dalla nostra, ma anche se non aderiamo, l’importante è protestare contro questo governo e riaffermare alcuni valori». Ben detto, compagni del Pd.
Intanto, il corteo scende giù da piazza della Repubblica e si srotola verso i Fori imperiali. Ogni tanto, però, qualcuno si sfila e si avvicina ai due «intrusi». Anzi no, alla coppia di vecchi amici. E quando ancora le lancette pomeridiane non segnano le 3, inizia la processione. Si parte con due donne sulla cinquantina: «Che bello vedervi. Dài, state con noi. E non vi preoccupate, non lo diciamo a nessuno che c’eravate». La Turco fa spallucce: «Vi seguo con affetto». «Sì, ma dentro o fuori?». «Vicini». Ci tenta pure un comunista navigato. «Perché non venite? Anche Togliatti ve l’avrebbe chiesto». Niente da fare, fermi sulle strisce. Ma pronti a salutare, ringraziare, stringere decine e decine di mani, farsi immortalare in foto ricordo.
«Ciao caro», «ciao cara». I baci non si contano più. E quasi sempre, le parole dei democratici suonano così: «Siamo qui per unire, due piazze ma un’unica opposizione. E mi raccomando, dovete venire anche voi il 25». Già, il 25 ottobre, alla manifestazione organizzata dal partito di Walter Veltroni. Ma a proposito, il resto del Pd dove sta? «Non lo so, forse ci sarà qualcun altro in giro - spiega il senatore - Veltroni? È a Comiso, ma non credo sarebbe venuto».
I due «pr» vanno avanti senza sosta. Anche con coraggio, a onor del vero. Perché qualcuno che non li digerisce, in mezzo a un corteo politicizzato del genere (300.000 i presenti secondo gli organizzatori, 20.000 per la questura) c’è sempre. E così, passa un tipo con cappellino, occhiali a specchio e, soprattutto, pugno chiuso minaccioso. Livia e Vincenzo rimangono impassibili. Tra l’altro, non si curano di una signora che chiede: «Che state guardando, quanti siamo rimasti?». E forse non sentono quel giovane barbuto che urla alla deputata: «Tornatene al governo». Va be’, ci può stare. E poi, impegnati come sono a salutare vecchi amici del Pci, non s’accorgono di quel gruppetto di ragazzi che ricorda loro: «Non c’è lotta, non c’è comunista, senza una grande partito comunista». E se non fosse per un cronista, lesto ad avvertire un sorpreso Franco Giordano, avrebbero «bucato» i saluti dell’ex segretario del Prc. Che al grido di «Livia, Livia... » tenta, invano, di portarli con sé verso il Colosseo. In ogni caso, sono davvero tanti quelli che apprezzano la loro presenza, pur se defilata. La nostalgia è tanta. C’è chi dice: «Dobbiamo rimetterci insieme, altrimenti governeranno per 20 anni». Chi invece «basta coi partiti divisi, una sola bandiera rossa per tutti». Turco e Vita assecondano forse con lo sguardo, ma non si espongono. E ricordano: «Venite in piazza insieme a noi il 25».
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