Politica

«Voglio battere l’Unione, qui controlla tutto»

Luca Telese

nostro inviato a Messina

Luigi Ragno vuole sorprendere l’intervistatore da subito, e ci riesce benissimo: «Ha visto che bello slogan comunista, il mio? “Ragno sindaco di tutti, nessuno escluso”». Sembra Francesco De Gregori: La storia siamo noi, nessuno si senta escluso. «È fatto apposta. Lo dico sempre: io sono la candidatura di rottura, la vera forza di sinistra».
Ma scusi, lei non è il candidato del centrodestra?
«Certo: e anche il candidato delle riforme e della modernità. Lui, Genovese, è il sindaco dei poteri forti e della conservazione».
Non puoi che restare sorpreso, se arrivi a Messina e studi gli slogan e la propaganda dei due candidati. Quello dell’Ulivo, Francantonio Genovese (detto Franzantonio, per il suoi legami strettissimi con il gruppo Franza) ha un manifesto che è tutto un rifulgere di colori azzurrini: montatura oro, sorriso e pelata postdemocristiani, giacca, cravatta perfettamente annodata. Ragno, invece, è in piedi in posa dinamica su uno sfondo grigio, il collo della camicia aperto. Ha quarantaquattro anni, è di An, ha un passato missino, è figlio d’arte: padre e nonno entrambi senatori (il padre siede tutt’ora a Palazzo Madama). È stato per 10 anni assessore e fino alla candidatura era capogruppo in Consiglio.
Scusi Ragno, perché continua a ripetere che il suo avversario se fosse eletto sarebbe in conflitto di interessi?
«Perché è vero! L’Ulivo attacca Berlusconi, ma Genovese e il gruppo di cui è socio con Franza, qui possiede tutto: traghetti, alberghi, concessioni, tour operator, lidi...».
Il suo avversario dice che non parteciperebbe a voti che riguardino l’attività.
«Allora dovrebbe diventare assenteista, e non votare mai. Genovese è socio di tutta la città».
Addirittura.
«Direttamente e indirettamente, lo è. Invece Messina ha bisogno di una iniezione di modernità e dinamismo, di una politica che favorisca lo sviluppo di nuove imprese: ha mai visto un monopolista che favorisce la concorrenza? Io no».
Lo dice come se Genovese rappresentasse l’establishment.
«Infatti è proprio così. Prima della nascita dei poli questa città è stata governata da un pentapartito il cui ultimo sindaco cura le relazioni esterne del gruppo».
Forse è una coincidenza.
«Come no. Al pari di quella del responsabile delle relazioni sindacali, Tiziano Minuti. Sa cosa faceva prima di passare al gruppo Franza? Era il dirigente della Cgil marittimi, poi ha... attraversato la barricata: tutti nello stesso impasto. Ecco perché noi il monopolio lo dobbiamo rompere».
Una ricetta ce l’ha?
«Dieci anni da amministratore ti insegnano molte cose. La prima: ascoltare chi è sul campo. Vuole un esempio? Quando ero all’Apit il nostro problema era il turismo estero fuori stagione».
Quanto vi è costato?
«Nemmeno una lira. Abbiamo fatto un bando europeo e abbiamo promesso alla compagnia aerea che lo avesse vinto il rimborso del 50% dei costi, nel caso fosse andata in perdita. Se invece avesse riempito gli aerei non scattavano risarcimenti. Era, insomma, un paracadute».
Sono curioso di sapere quanto vi è costato.
«Le ripeto, nulla: hanno vinto i tedeschi della Thuj, hanno iniziato con un volo a settimana, sempre pieno, ora ce ne sono dieci. Il che dimostra che non devi buttare soldi, ma solo saperli usare».
Mi dica un grande problema di Messina.
«Lo dico sempre, citando il Johnny Stecchino di Benigni. Il... ciaffico», dice ridendo e indicando l’ingorgo che ci circonda».
Il traffico? E che si deve fare?
«Tutto. In questa città non è stata mai pensata la viabilità».
Lei è uno di quelli che al ponte ci crede?
«Assolutamente sì. È una grandissima opportunità per la Sicilia».
Non mi dirà che il suo avversario si oppone perché gestore dei traghetti?
«Nooo... che dice mai? Io per lui ho coniato un slogan: “No ponte-sì Caronte”, le piace?».
Adesso mi dirà che è sicuro di vincere.
«La diretta della visita di Berlusconi l’ha vista tutta la città, ed è stata l’ultima iniezione di adrenalina. Per nostra fortuna».
Ma hanno visto anche la diretta della visita di Prodi.
«Appunto. Per loro sfortuna.

Una noia mortale».

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