«Voglio quest’oro. Arrivare secondo è un lutto»

Dopo il flop a Parigi cerco la rivincita a Catania

«Voglio quest’oro. Arrivare secondo è un lutto»

È il numero uno del ranking mondiale 2011 del fioretto maschile, è a un passo dalla sua terza Coppa del Mondo. Logico che sulle pedane di Catania Andrea Cassarà, 27 anni, da 10 ad alto livello, avrà tutti i riflettori puntati su di lui. Per di più in un Mondiale casalingo: lo schermidore di Passirano (Brescia), carabiniere allenato da Massimo Omeri, ha sangue meridionale: suo padre, di Brindisi, ha vissuto per un periodo a Messina prima che il nonno prefetto fosse trasferito. Sarà impegnato giovedì 13 nella gara individuale e domenica 16, giorno di chiusura, in quella a squadre.
Andrea, ripartiamo dall’ultimo Mondiale di Parigi. Primo assalto e subito fuori per mano di un greco poi sparito.
«Ogni esprienza è utile e costruttiva, bisogna dare un senso alla sconfitta. Dopo l’enorme delusione, cercare la rivincita in Italia è ancora più bello e intrigante».
Lei parte con i gradi del favorito, lo dice la classifica mondiale...
«Sono già partito da primo della classe in due Olimpiadi e in un mondiale. È una responsabilità in più, ma può essere la consapevolezza che ho fatto qualcosa di buono nell’annata. E questo dà tranquillità. Forse sentirò l’emozione più nella prova a squadre, quando il tifo sarà raccolto su di noi».
L’oro mondiale sarebbe la ciliegina su una carriera già ricca di trofei.
«Sì, vorrei l’oro che mi manca e che sarebbe la mia consacrazione in questo sport, ma intanto vincendo il primo assalto, potrei aver già vinto la Coppa del Mondo».
Meglio vincere una finale-derby o con un avversario straniero?
«Se dovessi tirare con un italiano sarà verso la fine del cammino, ma cambierà poco. Non sto a pensare alla competizione degli altri, già è impegnativo pensare alla mia».
Il fioretto maschile e femminile sono i fiori all’occhiello della scherma azzurra.
«Inutile nascondersi: la gente di Catania e i tifosi del nostro sport si aspettano 4 medaglie d’oro dal fioretto, se arriviamo secondi diventerà un lutto sportivo. A Parigi è già successo, speriamo che sia stato un episodio isolato. Il Mondiale è un appuntamento unico, non come la Coppa del Mondo con otto-nove gare. Qui non ci si può permettere di lasciare nulla per strada, bisognerà arrivare tranquilli già al primo assalto».
Lei come arriva al Mondiale?
«L’ho preparato bene, tanto che dopo una settimana avevo già buone sensazioni, ho ritardato un pochino il lavoro. E poi avrò il sostegno della mia ragazza, schermidrice anche lei».
Classico esempio di storia d’amore nata in palestra.
«Si chiama Sissi, ha 21 anni ed è italo-britannica. L’ho conosciuta agli assoluti di Siracusa, ma la scintilla non è scattata subito. Vive a Bergamo e gareggia con la nazionale inglese, tanto che spesso è a Londra per allenarsi. Ma non mi chiede consigli, anzi fuori dalle pedane non parliamo di scherma».
E anche lei sarà in gara a Catania.
«Sì, inizierà con le qualificazioni della spada già oggi e io farò il tifo per lei. Speriamo che possa qualificarsi per il turno successivo, così sarà in pedana nel mio stesso giorno della gara individuale. Sarà il suo primo mattoncino verso la wild card olimpica».
Del suo rapporto con Baldini cosa ci dice? Quell’episodio del 2008 (il compagno lo accusò di aver tramato contro di lui, risultato positivo al doping, per ottenere il posto ai Giochi di Pechino, ndr) è ormai dimenticato...
«In tutta la nazionale non si pensa più a questa cosa, ci sono traguardi da raggiungere e non sarebbe stato utile rivangare la vicenda, poi chiarita. Viviamo la preparazione insieme, arrivare a medaglia ha preso il sopravvento. L’abbiamo lasciata alle spalle».
Ha un’arma segreta?
«No, ma capisco subito se ci sarà un assalto difficile o meno dal mio modo di essere in pedana. Se sento aggresività vuol dire che c’è la giusta tensione, se sono più remissivo non va bene e la bravura è riuscire a cambiare. D’altronde facciamo uno sport nel quale in 3-4 minuti finisce l’assalto.

Permettetemi intanto di ringraziare gli otto ragazzi della nazionale che stanno sacrificando due mesi per allenarsi con la nostra squadra pur non disputando il Mondiale. Se faremo dei risultati importanti, sarà anche grazie a loro».

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