Francesco Rizzo
L'Italia del volley femminile vede le semifinali mondiali laggiù, dopo l'estremo oriente. E non solo perché sta giocando a Nagoya, in Giappone, dentro un palasport illuminato come un'astronave ma pieno solo quando si esibiscono le ragazze di casa, pedinate da diciotto telecamere. L'estremo oriente che le azzurre, campionesse in carica, devono superare è rappresentato dalle tre sfide ancora in agenda nella seconda fase del torneo, spalmate da oggi a domenica e tutte in diretta su Rai Due: alle 7 di stamane sfidiamo la Sud Corea (replica alle 15 su Rai Sport Sat), sabato, prima dell'alba, c'è Taiwan (ore 3, sintesi nel pomeriggio su Rai Tre) e domenica il Giappone alle 10. Orario quest'ultimo che, nella prima fase, ha fatto registrare dati d'ascolto positivi (16,42% di share, 837.000 spettatori per la diretta di Italia-Cuba).
Dopo il secondo posto nel girone eliminatorio la formazione di Massimo Barbolini è a caccia di uno dei due biglietti per le semifinali assegnati dal pool di Nagoya, più agevole di quello di Osaka, che vede le brasiliane e le russe del ct italiano Gianni Caprara al comando imbattute (valgono anche i punteggi della prima fase), con due successi di vantaggio oltre che su americane, olandesi e cinesi, pure sulla Germania di un altro tecnico di casa nostra, Giovanni Guidetti. Ma per noi tutto passa dai tre match con le asiatiche e con il loro volley da folletti, veloce e difensivo, anche perché in classifica, davanti alle azzurre, resta senza sconfitte la sorprendente Serbia-Montenegro, unica squadra finora capace di togliere punti e creare dubbi alle italiane. Trascorsa l'alba del giovedì con le sudcoreane, fa più paura la sfida a Taiwan, stoppata ieri dalla Turchia ma rivelazione del mondiale. È la squadra più bassa, 174 centimetri di media, 8 meno delle nostre, 15 meno delle russe, arriva da un paese dove tutti giocano a baseball (o ci scommettono, anche illegalmente), non c'è un campionato femminile, la tv ha finora snobbato i diritti per trasmettere il mondiale e le giocatrici sono tutte cresciute nello stesso liceo. Un miracolo che nel primo match della rassegna si è preso il lusso di battere, per la prima volta dal 1993, le padrone di casa giapponesi, ovvero la squadra di Miyuki Takahashi, il piccolo sol levante della Minetti Vicenza. In caso di altri risultati storici, sulle azzurre o su Cuba, le ragazze di Taipei riceverebbero un premio di 500 dollari a testa.
L'Italia arriva al triplo esame con il 3-0 (25-19, 25-22, 25-13) alle polacche, teorica rivincita per la finale europea persa nel settembre 2005 a Zagabria. Teorica perché la Polonia oggi è un'altra squadra, non ha più star come Glinka e Swieniewicz, appare disastrosa in ricezione e senza punti di riferimento in attacco. Le azzurre non hanno suonato la musica migliore, andando a strappi, adeguandosi a volte al clima di una gara modesta: ha contribuito a risolvere la pratica la buona prova delle due centrali, la Paggi con 10 punti (come la Togut) e la Anzanello con 3 ace, quindi con 3 birre offerte, secondo una scommessa di spogliatoio. Il suo mondiale non era cominciato bene, la ragazza di San Donà pagherà volentieri.
Il ct Barbolini, che curiosamente era stato contattato proprio dalla federazione polacca per affrontare questo mondiale, promuove le sue ragazze e guarda avanti.
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