San PaoloLewis Hamilton sorride. Sembra non avvertire il clima ostile che lo circonda. Non legge i giornali, non ascolta il gossip. E quindi non sa che alcuni tifosi hanno circondato Robert Kubica, urlando: «Tampona linglese».
Frasi che hanno lasciato imperterrito il polacco («Io corro per me stesso e per la Bmw»). Il leader del mondiale va avanti per la sua strada. «Per me - spiega Hamilton - questa è una gara come unaltra, simile anche a quelle che disputavo da ragazzino. Vado in pista per dare il massimo e per vincere. Quando sei al volante di una vettura competitiva non puoi avere obiettivi diversi». Poi però il ventitreenne inglese abbassa il tono: «Ma non voglio rischiare troppo. I fatti del 2007 mi hanno insegnato qualcosa. Sono pronto fisicamente e psicologicamente ad affrontare la sfida nel migliore dei modi. È un momento bellissimo, eccitante. Mi auguro che la gara possa entusiasmare gli spettatori. Io e la McLaren potremo tornare a casa dopo essere saliti al vertice».
I ricorsi storici non sembrano suscitare incubi notturni ad Hamilton, anzi. «Lanno passato - racconta in poche parole - avevo semplicemente disputato una brutta corsa. Malgrado lerrore iniziale, tuttavia, se non ci fosse stato un problema al cambio, avrei potuto comunque conquistare il titolo. Quindi voglio avere ora un approccio molto positivo, senza pensare ad altro. Non sento una pressione eccessiva, anche perché la squadra mi sostiene al massimo. Anche per questo motivo non voglio cambiare nulla nel mio modo di gareggiare. Qualcuno mi considera troppo aggressivo, ma non so fare in unaltra maniera. E sono convinto anche che tutti in pista si comporteranno correttamente».
E fuori? «È bellissimo essere qui - ha detto Lewis diplomaticamente ai cronisti brasiliani -.
Magari domenica lo sarà di più.
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