«Si l'ho uccisa io. Quella donna mi minacciava. Pretendeva soldi per andare a giocarseli ai videopoker. All'inizio mi faceva compassione con quel bambino piccolo: l'ho aiutata. Poi è arrivata a chiedermi soldi, tanti soldi. Per averli minacciava anche le mie figlie. Ho avuto paura che potesse succedere qualcosa anche alla mia famiglia». Il tabaccaio incensurato di 34 anni, Marco Francesco Virgilli, di Borghetto Santo Spirito ha confessato ieri, davanti al giudice per le indagini preliminari Emilio Fois, di essere l'autore del delitto di Francesca Bova, la donna di 29 anni trovata cadavere venerdì pomeriggio da un inquilino nella cantine del palazzo «Gardenia» di via Milano.
L'uomo l'ha uccisa con un solo colpo di pistola (una Glock calibro 22) sparato a bruciapelo nella giornata di giovedì scorso portando con sé una pistola della quale ne aveva regolarmente denunciato il possesso: «Non ne potevo più di quelle continue richieste di denaro. Mi ricattava. Diceva che avrebbe detto tutto a mia moglie per quegli ammanchi nella tabaccheria». Proprio giovedì Virgilli aveva ricevuto una telefonata dalla donna: «Ti aspetto a casa». Quando il tabaccaio era arrivato in via Milano aveva ricevuto ancora una richiesta: «Hai portato i soldi? Guarda che è peggio per te». A quel punto Virgilli, armato della pistola, ha premuto una volta il grilletto e l'ha uccisa. Questo è la confessione fornita, in presenza dei suoi avvocati Andrea Carminati e Luca Siccardi, al giudice.
L'esercente, sposato e padre di due bambine è stato interrogato a lungo in carcere dal giudice Fois per la convalida del fermo che aveva richiesto il pm Ubaldo Pelosi.
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