Chissà se prima di sbilanciarsi si era guardato bene «in casa». E questa volta, nessun riferimento a quella della vicenda affittopoli che lo ha travolto qualche mese fa. È un’altra storia. Giuliano Pisapia lunedì sera è tornato a invocare la partecipazione al voto «ai tanti che sono venuti a Milano». Un chiaro riferimento agli immigrati. Durante il primo confronto aperto con il sindaco Letizia Moratti e il candidato del terzo polo Manfredi Palmeri, l’ex parlamentare di Rifondazione che corre per il centrosinistra pensava forse di strizzare l’occhio (intanto) agli stranieri che il certificato elettorale in tasca già ce l’hanno. E chissà dove cadrà l’appello se avranno la pazienza di spulciare l’elenco dei suoi supporter.
Basta un occhio alla lista dei candidati dell’Italia dei valori. Tra chi corre con Di Pietro per il consiglio comunale c’è Raffaella Piccinni, ex leghista di ferro, battezzata «più a destra di Bossi» visto che in una lettera di fuoco al Senatur - e al partito che l’aveva candidata in Provincia due anni fa - lo ha accusato addirittura di voler «regalare le case ai rom». Per la sua linea dura contro gli zingari è riuscita persino a farsi sospendere dal Carroccio, che proprio tollerante con i nomadi non è mai stato.
Ma la Piccinni, tassista e portavoce del sindacato autonomo delle auto bianche, si era fatta già notare nel 2009, alla presentazione della lista per le provinciali. Riuscì a superare il lumbard Matteo Salvini, che non è proprio un moderato e si trovò a cavalcare la proposta lanciata dall’outsider. «Bisogna riservare vagoni in metrò solo per gli extracomunitari, ci sarebbe più sicurezza» esordì la new entry, che su internet cura il blog «Psicotaxi». «Poi arriverà Dario Franceschini con il mocassino a dire che stiamo ghettizzando» aggiunse contro il leader del Pd, aizzando la valanga di polemiche che poi si sono in effetti scatenate. Prime pagine e tg nazionali, linciaggio da parte di quelli che oggi sono i compagni di partito e gli alleati della coalizione.
L’avventura leghista della sindacalista delle auto bianche è durata poco. Il legame si è spezzato quando (secondo la Piccinni) il partito di Bossi è diventato troppo soft nell’applicare il piano per azzerare i campi rom firmato dalla Moratti e dal ministro dell’Interno Roberto Maroni. Per liberare le baraccopoli regolari quel piano prevedeva la creazione di un’area di transito, un campo provvisorio in via Idro con una trentina di casette (persino di design, create nel progetto originario dall’architetto Stefano Boeri che oggi è capolista del Pd). Ma come portavoce del comitato Riprendiamoci Milano ha preso carta e penna e scritto a nome di altri «mille leghisti delusi e pronti a restituire la tessera» che le Camicie verdi «hanno perso la loro identità». In via Idro «vogliono regalare le case ai rom, mentre le aziende chiudono con padri e figli senza lavoro».
Essì che il suo candidato sindaco sempre l’altra sera contestava gli sgomberi messi in atto dalla giunta, perchè «i problemi si risolvono garantendo una casa e una scuola per tutti». Ma da qui al 15 e 16 maggio quando si voterà avranno trovato una linea. Nel volantino con cui chiede il voto la Piccinni è agguerrita, «la Milano da bere se la sono scolata tutta e ci hanno lasciato il conto da pagare». Sui toni si è avvicinata al suo nuovo leader Di Pietro. Che presentando la lista ha avvertito: «Non vogliamo più una Milano in mano ai cementificatori della Prima Repubblica che ancora si trovano nei palazzi del potere». Ma anche qui, tra alleati dovrebbero organizzare una bella reunion per conoscersi meglio.
La giunta una settimana fa ha votato il via
libera ai cantieri del Cerba, il parco scientifico voluto da Veronesi e firmato dall’immobiliarista Salvatore Ligresti (che a sinistra chiamano, appunto, il cementificatore) e da Boeri. Repetita iuvant: ora capolista del Pd.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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