«Voleva uccidersi, ma la pistola si è inceppata»

«Urlava: “Mi ammazzo, lascia che mi uccida”. Per fortuna l’arma si è inceppata». Ivano Gatti racconta la notte terribile che gli è caduta addosso. Gatti ha 48 anni, è appuntato scelto, vive di fianco all’appartamento del dramma. Ha sentito, si è messo in moto, anche se era fuori servizio, non ha potuto evitare il massacro, ma forse ne ha delimitato il perimetro. Certo, ha mostrato un coraggio non comune. «Mario - spiega lui - ha sempre frequentato la casa della ex». Si erano lasciati due anni fa, ma il viavai continuava. «Era una situazione border line», spiegano gli investigatori che cercano la scintilla della follia. Chissà, Albanese si illudeva di poter tornare in quella casa a San Polo, ma poi aveva scoperto che nella vita di Francesca era entrato un altro uomo, Vito Macadino. Una presenza discreta, quasi invisibile, nessuna convivenza, del resto difficile in una casa in cui già vivevano tre bambine. Ma in certe situazioni le forme non contano. Albanese ha pianificato la sua vendetta e ha atteso. «L’ho incontrato all’una e venti -prosegue Gatti -ci siamo salutati e mi ha detto che andava tutto bene». Gatti non può sapere che nella testa di una persona a cui dà del tu si è spento l’interruttore.
Due ore più tardi il carabiniere sente le urla. Poi i colpi. Si affaccia e vede il camionista che rientra in casa. Lui si veste a precipizio, l’altro completa la carneficina e scende in strada. Ora anche Gatti è giù: «Mario, cosa hai fatto?». Albanese gli urla: «Mi ammazzo, lascia che mi uccida». La Beretta s’inceppa. Comincia l’inseguimento. «L’ho bloccato a terra e sono riuscito a prendergli la pistola e a sganciare il caricatore. Lui ha ripreso l’arma ma sono riuscito a riprendergliela. Continuava a gridare che voleva uccidersi e io gli dicevo: “Mario stai calmo, non posso lasciarti uccidere“». Arrivano i rinforzi, lui al collega dice poche parole: «Aiutami a mettergli le manette, andiamo dall’altra parte che ci sono dei morti».
In casa ci sono le tre sorelline, in lacrime: «Le ho accompagnate dalla mia compagna che le ha accolte nel nostro appartamento». Ora tutti si complimentano con Gatti, anche se il disastro si è compiuto. E’ intervenuto e ha messo una fine ad una situazione ancora esplosiva. Lui minimizza: «Toccava a me intervenire, io sono un carabiniere. Se non l’avessi fatto io, chi avrebbe disarmato Albanese?»
Giusto. Ma Gatti ha rischiato. Come nel passato. Ora si scopre infatti che l’appuntato di Cremona aveva già compiuto almeno tre interventi non di routine.

Nel 2004 aveva fermato un rapinatore armato di bastone a Roncadelle, in provincia; nel 2008 aveva tenuto a bada quattro malviventi, sorpresi nel caveau di una banca di Brescia e nel 2010 si era ripetuto fermando due criminali muniti di taglierini. Non sarà un eroe, ma gli assomiglia.

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