«Privilegiare la persona rispetto all'ideologia della corrente perché Emilio Colombo è davvero un grosso personaggio». Esordisce così Tullio Mazzolino l'ex assessore ai Trasporti a Palazzo Tursi e uomo di punta della vecchia Democrazia cristiana che continua a raccontare, scegliendo ancora una volta «il Giornale», di uomini politici che hanno reso grande lo scudocrociato a livello locale e nazionale. L'attenzione di Mazzolino si sposta sull'ex presidente del Consiglio, più volte ministro, presidente del Parlamento Europeo e attualmente senatore a vita dal 2003, che salvò il suo posto in direzione nazionale, grazie proprio al voto dell'ex assessore genovese.
«XVI Congresso della Dc del 1984. Colombo era in difficoltà - racconta Mazzolino -. Gli esponenti marchigiani della sua corrente avevano cambiato casacca, avevano ossia cessato ogni tipo di rapporto di partito, decidendo di votare al congresso un'altra componente democristiana. Il fatto non sarebbe stato grave; nei vari congressi dei partiti spesso c'erano cambiamenti di alleanze e le perdite subite venivano in genere compensate da nuove adesioni e alla fine il rapporto tra le varie correnti non cambiava di molto. Nel caso di Emilio Colombo - continua - il fatto era però grave. La perdita dei voti marchigiani significava per lui non avere più quattro posti nel Consiglio nazionale della Dc. La questione era tanto più rilevante perché per fare parte della Direzione nazionale del partito bisognava avere almeno quattro membri nel Consiglio nazionale. Parliamo ossia dell'organo inferiore subordinato alla direzione nazionale dove si fissavano le linee politiche del partito stesso. Questo significava l'estromissione di Colombo dalla Direzione nazionale». Ma in realtà non andò così. L'intervento dell'ex assessore fu decisivo per l'esponente storico democristiano. «Giudicavo l'eventualità dell'esclusione un fatto negativo. La ferrea legge dei numeri avrebbe privato il partito di un ottimo collaboratore - rinforza Mazzolino -. Non condividevo la scelta di votare come segretario nazionale Ciriaco De Mita - ero infatti ancora una volta favorevole a Forlani -; tra l'altro non avevo rapporti stretti con la sua corrente, essendo sì un forlaniano, ma anche e soprattutto un battitore libero. Gestivo il mio gruppo in modo personale, senza eccessivi vincoli romani. Colombo invece sosteneva De Mita. Il mio voto, che rappresentava un certo numero di elettori secondo le norme del congresso, diventava determinante a far scattare il quarto membro del Consiglio nazionale al gruppo di Colombo, e questo significava automaticamente la nomina in Direzione nazionale. Mi consultai con i miei amici e decidemmo di votare la corrente di Colombo per il Consiglio nazionale e di diversificare la nostra posizione votando però alla segreteria Arnaldo Forlani. La decisione venne presa dopo un colloquio chiarificatore con lo stesso Emilio Colombo. Il congresso nel frattempo aspettava il mio voto per decidere l'assetto del partito. A notte inoltrata rimanevano ancora due nodi da sciogliere: il mio voto e la posizione dell'onorevole Tina Anselmi che aveva posto il veto ai politici sospettati di fare parte della P2, chiedendo che non facessero parte degli organi di partito. All'alba del giorno successivo fu trovato l'accordo. Io votai per l'elezione del Consiglio nazionale il gruppo di Colombo e dopo un chiaro e sereno confronto misi in evidenza le mie difficoltà. Avevo privilegiato la scelta della persona rispetto alla visione politica del mio gruppo che non voleva la segreteria De Mita, mentre Colombo la appoggiava».
Dunque una scelta fatta non secondo rigide e sterili posizioni di fazione, ma favorendo la persona rispetto agli interessi del gruppo. «Eravamo consci di fare un servizio al partito e di conseguenza alla nazione» ricorda soddisfatto Mazzolino. I dettagli di una vita vissuta per la politica all'interno della Democrazia cristiana corrono veloci nella mente storica dell'ex assessore a Tursi che non manca di precisare date e momenti storici di quegli anni: «Emilio Colombo classe 1920. Nato a Potenza, laureato in giurisprudenza vanta un curriculum vitae notevole: vicepresidente nazionale della Gioventù italiana di Azione cattolica, all'età di 26 anni fu eletto deputato alla Costituente nella circoscrizione di Potenza-Matera. Riconfermato deputato al Parlamento nel 1948, fu sempre rieletto con larghissimo suffragio, era tra i deputati della Dc con un maggior numero di preferenze. Nel 73 fu nominato dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi senatore a vita».
La mente torna ancora più indietro ai governi presieduti da Leone Giovanni e da Aldo Moro dove ricoprì dal 63 al 66 l'incarico di Ministro del Tesoro; fu in quel periodo - 1964/1965 - che la Lira ottenne l'Oscar come moneta europea più forte. Presidente del Consiglio dal 1970 al 1972 attuò inoltre numerose riforme. Mazzolino orgoglioso parla di un Colombo che operò nella Comunità Europea come parlamentare diventando nel 77 presidente dello stesso Parlamento Europeo. Il ritratto storico-politico si arricchisce inoltre quando ricorda: «nel maggio del 79 ricevette ad Aquisgrana, dopo Alcide De Gasperi e Antonio Segni, il premio Carlomagno assegnato ogni anno al politico europeo che maggiormente aveva contribuito al processo di integrazione della Comunità europea». «Nella Dc fu uno dei principali fondatori della corrente dorotea con Taviani, Rumor e Moro - spiega l'ex assessore -. Dopo il dissolvimento dei dorotei Colombo mantenne la sua corrente con connotazione prevalentemente regionale. In Liguria l'onorevole Carlo Russo di Savona rappresentò la corrente per tutta la regione, mentre a Genova la pattuglia dei colombiani era guidata da Dedo Rastrelli, partigiano cattolico che operò durante la resistenza con Bisagno e Taviani».
I ricordi di una vita spesa per la politica s'incrociano agli incontri con Colombo: «durante i quali non mancava di dimostrare la sua genuina signorilità tipica dei meridionali. Affabile e colto nel parlare riusciva sempre a mettere a fuoco l'essenza degli argomenti posti. Un grande personaggio indissolubilmente legato alla storia della Dc».
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