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"Volevo diventare una rockstar da stadio. Ora scrivo brani con un po' di nostalgia"

Un disco e un libro per il cantautore inglese: "Ho iniziato vent'anni fa ed ero pieno di domande, ora ho realizzato gran parte dei miei sogni"

"Volevo diventare una rockstar da stadio. Ora scrivo brani con un po' di nostalgia"

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"Volevo diventare una rockstar da stadio. Ora scrivo brani con un po' di nostalgia"

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Un nuovo album, dal titolo Who We Used To Be, in uscita il 27 ottobre (il 2 marzo si esibirà al Forum di Assago). Un libro, in uscita il giorno prima, dal titolo che mette a dura prova un lettore non anglosassone: Loosely Based On A Made-Up Story. La felicità trovata nella musica e nella vita privata «perché tutto ciò che ho fatto fino a oggi era teso a trovare la donna giusta con cui passare il resto della mia vita, e ora l'ho trovata». Per inciso, si tratta dell'avvocatessa Sofia Wellesley, nipote del duca di Wellington, con cui ha avuto due figli. Eppure, James Blunt se ne esce così: «Potevo fare meglio, come tutti». Questo cantautore del Wiltshire ha venduto 20 milioni di album e 23 milioni di singoli nel mondo, e ancora oggi può considerare il suo Back To Bedlam dell'esordio (era il 2004, la hit era You're Beautiful) uno dei primi dieci album più venduti nel Regno Unito. Sorvoliamo invece sui premi vinti, perché la musica non è un torneo di calcio con trofei da alzare, anche se talent e festival e uffici stampa sembrano pensarlo. Dunque, resta il quesito.

Com'era possibile fare meglio di così?

«Bè, io da ragazzino volevo essere una rockstar, riempire gli stadi. Invece sono una popstar e riempio le arene».

Si dice che lei non abbia richiamato Kanye West che proponeva una collaborazione.

«Ai tempi dei Grammy. Tom Cruise mi aveva appena spedito fiori, Kanye West chiamò mentre ero in hotel ma non credevo fosse lui. Ecco, in quel caso avrei riempito gli stadi».

In ogni caso, non ci dica che è insoddisfatto.

«Nemmeno un po'. Ho realizzato gran parte dei miei sogni, e vorrei che per tutti fosse così. Tanto che in Last Dance mi rivolgo a chi ascolta, dicendo che la vita è breve e devi cogliere le opportunità. Perché poi c'è l'ultimo ballo».

La copertina dell'album ha un sapore nostalgico: un bimbo lancia un aereo giocattolo in un prato fiorito.

«Quel bambino sono io a 10 anni. La foto la scattò mio padre, ma il cielo non era così azzurro. Eravamo nello Yorkshire e il tempo lassù non è un granché. Nostalgia è la parola chiave del disco».

Nostalgia per cosa?

«Il mio posto nel mondo è cambiato. Quando iniziai ero pieno di domande. Dopo 20 anni quelle domande hanno trovato qualche risposta. Oggi devo avere cura dei miei genitori, come loro ebbero cura di me».

È cambiato anche il suo modo di scrivere canzoni?

«Certo. You're Beautiful la scrissi per una ragazza che avevo visto per pochi secondi in metropolitana. Ora non scrivo canzoni d'amore per sconosciuti. Dark Thought è dedicata all'attrice Carrie Fisher nella cui casa di Los Angeles fui ospitato mentre registravo il mio primo disco. Poi lei morì nel 2016. Beside You parla invece di quello strano istinto che ti fa decidere di ballare sentendo una melodia e poi, magicamente, ti ritrovi accanto alla persona che diventerà tua moglie».

Dove l'ha conosciuta?

«Esattamente al pub».

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