Essere apostrofati come «handicappato» è percepito come un insulto gravissimo, al pari di «mafioso» e più offensivo di «nazista» o «terrorista». Anche epiteti che alludono allessere gay sono considerati unoffesa imperdonabile. Essere chiamati «negro» poi, è peggio che «barbone». È quanto emerge da un curioso sondaggio del mensile «Focus», che ha voluto stilare un «Volgarometro», una sorta di termometro degli insulti, parole che, a modo loro, possono raccontare qualcosa sugli umori della società italiana e soprattutto su come il linguaggio rispecchi i tabù correnti. Al sondaggio hanno partecipato 2.615 persone di ogni età, censo e livello di istruzione. Ciascun partecipante era invitato ad assegnare un punteggio da 0 (per niente volgare/offensivo) a 3 (estremamente volgare/offensivo) a 152 termini. Così se «handicappato» era in passato un termine neutrale per definire persone «disabili» o «portatrici di handicap», oggi è percepito come «insulto grave», secondo soltanto a bestemmie e a espressioni attinenti la sfera sessuale, di gravità unanimemente riconosciuta. Sullo stesso grado si collocano espressioni che implicano un giudizio etico e morale, come «mafioso», «ladro» e «infame». Un gradino più sotto, ma sempre nella fascia delle grandi offese, troviamo «nazista», «terrorista» e, a dispetto delle campagne contro lomofobia, «frocio». Proprio questultima categoria di espressioni elencate dal Volgarometro ha provocato reazioni da parte degli esponenti della comunità omosessuale, secondo cui «I risultati della ricerca del Volgarometro ci dicono che purtroppo il pregiudizio omofobico è ancora molto radicato nel nostro Paese», deduce Franco Grillini (foto), ex parlamentare e presidente di Gay net. In realtà, il sondaggio restituisce una realtà molto più complessa e sentirsi offesi e discriminati potrebbero certamente essere anche altre «categorie» sociali, a partire dai disabili. Il Volgarometro ha anche stabilito che sentirsi dire «terrone» è sempre meglio che «negro» o «zingaro». In generale, gli insulti giudicati meno pesanti risultano quelli che si richiamano a discriminazioni di classe («pezzente», «barbone», «proletario») o a integralismi religiosi («talebano», «bigotto»). Certamente, emerge una «allergia» della vulgata al politically correct.
Ma gli insulti non possono essere classificati così facilmente né si lasciano incasellare dal punto di vista sociale o politico. Il sondaggio di Focus ad esempio ha stabilito che tra «fascista» e «comunista» è il primo termine a essere giudicato più offensivo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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