Voli, premier indagato a tre giorni dal voto

Voli, premier indagato a tre giorni dal voto

Roma - A Porta a Porta la derubrica come «una meschinità», convinto di «aver seguito le regole» perché se su un volo di Stato c’è qualche passeggero in più questo «non comporta costi aggiuntivi». Voli di Stato, aggiunge, che in qualità di presidente del Consiglio «sono quasi obbligato a prendere» avendo avuto «39 minacce di morte» tra cui «quelle di importanti organizzazioni terroristiche internazionali». In privato, però, Silvio Berlusconi non nasconde un certo disappunto alla notizia che la procura di Roma lo ha iscritto nel registro degli indagati per abuso d’ufficio ed è pronta a trasferire gli atti al tribunale dei ministri. Per il Cavaliere, infatti, è l’ennesima conferma di quanto va dicendo ormai da settimane. «La chiusura del cerchio», per dirla con le parole usate dal premier con i suoi collaboratori.

Nei giorni scorsi, infatti, più d’una volta Berlusconi ha messo in fila gli avvenimenti dell’ultimo mese, convinto di essere vittima di «una vera e propria aggressione mediatica-giudiziaria» che «parte da Casoria» e «passa per le motivazioni della sentenza Mills». E anche oggi, spiega un ministro molto vicino al premier, «abbiamo avuto i nostri due appuntamenti quotidiani». Sul fronte giudiziario, l’iscrizione nel registro degli indagati per la questione dei voli di Stato. E su quello mediatico l’ennesimo assalto del Times, che da Berlusconi pare ormai ossessionato. Il quotidiano di proprietà di Rupert Murdoch, infatti, ieri gli dedicava la foto della prima pagina, un’apertura a pagina 8 sulle feste a Villa Certosa e anche l’apertura di pagina 22 firmata da un’illustrissima professoressa dell’Università di Cambridge che si è esibita in un paragone tra Tiberio e il Cavaliere. «Se l’imperatore è nudo la storia è tenuta a raccontarlo», il titolo della dotta analisi storica che parte dalle «stravaganze sessuali» di Tiberio per arrivare a Berlusconi.

E se l’iscrizione nel registro degli indagati Berlusconi l’ha accolta quasi con rassegnazione («tre giorni alle elezioni - ironizzava ieri con i suoi - c’era da scommetterci che la magistratura non avrebbe perso occasione...»), l’ennesimo affondo del Times proprio non l’ha gradito. Tanto che per la prima volta pubblicamente, pur senza nominarlo, punta il dito contro Murdoch. «I giornali esteri che mi criticano - dice a Porta a Porta - sono insufflati da alcuni giornali italiani o appartengono a qualcuno che si contrappone al gruppo Mediaset nel campo della televisione». E quando Bruno Vespa fa presente che il Times è del tycoon australiano il premier si limita ad un eloquente «ecco...». Insomma, dopo essersela tenuta per settimane, alla fine il Cavaliere decide di buttarla lì, magari sperando che il segnale arrivi a destinazione. Perché se è vero che Sky Italia non sta affatto seguendo una linea oltranzista - tanto da aver pubblicato nei giorni scorsi un sondaggio secondo il quale il 67% degli italiani è convinto che il caso Noemi sarà un boomerang per l’opposizione - è altrettanto chiaro che sulla vicenda di Casoria il Times ha deciso di montare una vera e propria campagna, forse persino sproporzionata rispetto all’interesse che la vicenda può avere in Inghilterra. Con toni, peraltro, decisamente sopra le righe se nel pezzo sul Berlusconi-Tiberio si incensano «gli eroici sforzi di Repubblica» che «vuole arrivare al fondo degli sporchi affari del Cavaliere».

Insomma, sarà pur vero - come fanno notare i vertici di Sky - che se Murdoch stesse portando avanti una vera e propria campagna «non farebbe sparare colpi solo ad uno dei circa ottanta tra giornali e periodici che possiede». Ma è davvero difficile non legare gli affondi del quotidiano londinese alla polemica di qualche mese fa sull’aumento dell’Iva a Sky e al braccio di ferro sulla piattaforma satellitare con Rai e Mediaset. E se tutte le bocche di fuoco del tycoon australiano non si sono ancora mobilitate (soprattutto le tv), il timore di qualcuno a Palazzo Chigi è che l’appuntamento sia solo rimandato ai primi di luglio.

Quando il G8 dell’Aquila sarà uno degli eventi globali più importanti e l’attenzione dei media sarà altissima. È in quell’occasione - hanno fatto presente nei giorni scorsi al Cavaliere alcuni collaboratori ed anche un ministro - che Murdoch potrebbe sferrare i colpi più duri.

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