Filippo Volandri in un’ora e 3 minuti di gioco si è qualificato ieri per le semifinali degli Internazionali d’Italia Bnl battendo Berdych per 6-2, 6-3. «Filo» ha giocato una grande partita. Il suo non era un compito facile. Si trattava di quella che nel tennis viene definita la prova del nove. Dopo la clamorosa vittoria con Roger Federer numero uno del mondo si trattava di confermare il risultato contro un avversario solido come Berdych n. 12 della classifica Atp. «Filo» doveva a tutti costi vincere sovvertendo un pronostico che lo vedeva sfavorito. Su quattro confronti diretti Berdych conduceva per 3 vittorie a 1. È stata una meraviglia! Anche se a giusta ragione molti mi considerano più una tifosa che una buona critica, quando giocano gli italiani, lasciatemi dire che ho visto in campo un grande Volandri. Un campione molto ben preparato fisicamente, un tennista che usa tutte le sue armi con maestria. Un atleta convinto dei suoi mezzi. Un campione deciso a portare fino in fondo la sua impresa (ora gli tocca Gonzalez). E, con il cuore voglio ringraziarlo di questo bel regalo.
Dovevano passare 31 anni perché io potessi rivivere al Foro Italico le stesse emozioni di una lontana primavera romana. Era il 1976 quando Adriano Panatta, sul centrale che oggi porta il nome di Nicola Pietrangeli, riuscì a battere nei quarti Solomon per 6-2, 5-7, 4-5. Su questo punteggio l’americano si ritirò. In semifinale Adriano vinse contro John Newcombe per 6-2, 6-4, 6-4, poi in finale ottenne il primo grande successo della sua carriera vincendo gli Internazionali d’Italia contro Guillermo Vilas battuto per 2-6, 7-6, 6-2, 7-6. Nella storia del torneo ci furono in seguito altre semifinali che coinvolsero i nostri giocatori. L’anno successivo nel 1977 Tonino Zugarelli, non solo raggiunse la semifinale, battendo Victor Pecci con due tie break. Ma arrivò in finale battendo l’australiano Phil Dent: 6-4, 5-7, 6-6, 6-2, per arrendersi a Vitas Gerulaitis: 6-2, 5-7, 6-4, 6-2. E nel ’78 fu ancora Panatta a fermarsi al penultimo atto. Questa è la storia del torneo che appartiene all’era moderna. Prima che il tennis diventasse Open un altro dei miei eroi, il mitico Pietrangeli, arrivò quattro volte in finale vincendone due. Non sono una amante dei numeri ma credo che per una volta valga la pena ricordare ai lettori e far conoscere ai più giovani le belle imprese del passato. Dal momento che ho parlato di risultati è doveroso sottolineare che, rispetto al passato, negli anni Duemila non si giocano più i cinque set dalle semifinali in avanti, come accadeva negli anni Settanta. Oltretutto da quest’anno in tutti i Masters Series anche la finale viene disputata al meglio dei tre set. Quindi per la prima volta anche a Roma avremo una conclusione «abbreviata» come esige il regolamento Atp.
Lea Pericoli
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