da Bratislava
Senza bisogno di scomodare sua maestà Ivanisevic e soffrendo fino in fondo, la Croazia è salita al punto più alto della sua storia di giovane nazione tennistica: da ieri è il più piccolo Paese di sempre ad aver portato a casa la mitica Insalatiera. Ci hanno pensato Ivan Ljubicic e Mario Ancic, numero 10 e numero 22 del mondo, capaci di andare a vincere la finale più sorprendente degli ultimi anni in casa della Slovacchia, privata alla vigilia della partita più importante del suo numero due Karol Beck, numero 57 mondiale, fermato per prudenza da capitan Mecir dopo le voci circolate in settimana su una presunta positività del giocatore in occasione della sfida di Davis con lArgentina.
Mecir ha fatto la scelta più cauta, non si è fidato di un giocatore certamente turbato dalla vicenda, ma si è dovuto affidare a quello che aveva a disposizione: prima il vecchio Kucera, che ai suoi tempi era stato tra i primi dieci al mondo, ma oggi veleggia ormai oltre il duecentesimo posto, poi, nella partita della disperazione, ha messo la racchetta in mano a Mertinak (165) e questultimo non ha potuto che inchinarsi ad Ancic nella quinta sfida (7-6, 6-3, 6-4).
Onore dunque ai croati, trascinati da Ljubicic per tutta la stagione (11 vittorie su 12 incontri di Davis tra singolare e doppio), ma traditi proprio dal loro numero uno a un passo dalla vittoria, quando il campione di Banja Luka si era trovato a un passo dallinsalatiera e dal record di McEnroe (12 vittorie in una stagione di coppa), ma doveva inchinarsi allorgoglio di Dominik Hrbaty (4-6, 6-3, 6-4, 3-6, 6-4) che da autentico Davisman ha tenuto in piedi fino in fondo le speranze slovacche vincendo i due incontri a sua disposizione.
Per la Croazia comunque un successo meritato, costruito anche nei turni precedenti, andando a vincere in America contro Roddick e Agassi. E un riconoscimento a una scuola tennistica che ha sempre dato molto.
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