Prima volta di un presidente Usa: Obama cita Gesù (invece di Dio)

I suoi predecessori avevano evitato il riferimento per non irritare ebrei e musulmani Barack invece a sorpresa spiazza tutti. Ma a messa non ci va quasi mai

Prima volta di un presidente Usa: 
Obama cita Gesù (invece di Dio)

La Fede è un mistero, quella di Obama ancor di più. Più lo conosci e meno lo capisci. La settimana scorsa, dopo la sua appassionata apertura al mondo islamico dal podio dell'Università del Cairo, molti si sono chiesti se un pezzetto del cuore del presidente degli Stati Uniti non fosse islamico, tanto era il trasporto con cui si è rivolto ai musulmani. Ma dall'altra parte dell'Oceano, nella sua America, Barack Hussein Obama, che qualcuno scherzosamente ha già soprannominato Barack Zelig Obama, è talmente credente da mostrarsi più cristiano di Bush. Non nei toni: George era un evangelico fondamentalista, un teocon, convinto di avere un rapporto particolare con Dio. «Sono certo che il Signore voglia che io sia presidente», affermò prima di giurare per il suo secondo mandato alla Casa Bianca. E quando decise di invadere l'Irak disse, in un'intervista a Bob Woodward: «Non parlo con mio padre, ma con il Padre che sta nei Cieli».

Modesto Bush, ma non troppo fuori dagli schemi in un'America dove il primo cittadino assume il potere giurando sulla Bibbia e in cui le invocazioni a Dio sono ricorrenti. Al Dio cristiano, che è anche quello ebraico e musulmano; dunque politicamente corretto. Ma mai a Gesù; perché per gli ebrei non è il Messia e per i musulmani non è il figlio di Allah, sebbene lo considerino un profeta che prepara l'avvento di Maometto. Gesù, maneggiare con cura. In tempi recenti nessun presidente, nemmeno Bush, aveva osato violare il tabù se non in circostanze informali o strettamente religiose, come il giorno di Natale o quello di Pasqua proprio per non esporsi al rischio di inutili polemiche a sfondo religioso.

Nessuno, tranne Obama, che in quattro mesi lo ha nominato sovente e in occasioni importanti, come il 17 maggio nel discorso all'Università di Notre Dame, quando, evocando i suoi trascorsi alla periferia di Chicago, ricordò di essersi trovato «a lavorare non solo per la Chiesa, ma nella Chiesa» e che «questo mi ha portato a Cristo». Un mese prima aveva citato una parabola di Gesù per sollecitare l'America «a ricostruire la nostra casa sulla roccia e non sulla sabbia».

Frasi degne di un fervente cristiano, che però così devoto forse non è. Esaminando la sua agenda di lavoro, i cronisti del sito Politico si sono accorti che il presidente non va a Messa. Bush non parlava di Gesù, ma la domenica in chiesa non mancava mai. Obama in quattro mesi ci è andato solo il giorno di Pasqua e qualche volta a Camp David, perlomeno secondo i portavoce della Casa Bianca, che però non hanno saputo precisare quante, né il nome del prete che ha celebrato le funzioni.

Già, perché da quando ha lasciato la Trinity United Church of Christ del pastore estremista Jeremy Wright, suo grande amico e padre spirituale, Barack non ha trovato un'altra Chiesa, perlomeno non a Washington, né sua moglie, la pia Michelle, che però ha trovato il tempo per lo shopping e per selezionare il cane delle figlie, il giocoso Bo, che ha avuto l'onore di una conferenza stampa di presentazione sul prato della Casa Bianca, la prima di questo genere nella storia degli Stati Uniti.

Un altro record per Barack Obama, il presidente dalle tante identità: filoislamico con i musulmani, devoto con i cristiani, laico con il popolo giovane disincantato e modernista, che, mobilitandosi su Facebook, sui blog, sui social network, gli ha spianato il cammino. Ed ecumenico alla Casa Bianca. Ma a chi ha affidato l'Ufficio della Fede? A un giovane pentecostale di 26 anni, dallo spirito molto aperto.

I conservatori per ora non abboccano. «Le citazioni di Gesù meritano un plauso - dichiara Tony Perkins, presidente di un gruppo cristiano tradizionalista - ma penso che si tratti di operazioni di facciata per coprire decisioni anti-cristiane, quali l'aborto». Il reverendo Barry Lynn afferma «di non aver bisogno di presidenti che mi ricordino in continuazione quanto siano religiosi». E David Kuo, ex collaboratore di Bush per l'Ufficio della Fede, che lasciò la Casa Bianca disilluso, non vede «grandi differenze tra i due presidenti: come Bush ieri, Obama usa il linguaggio e le citazioni religiose solo a fini politici».

Secondo Kuo, Obama sogna di far rinascere i Cristiani di sinistra, un movimento che si richiama a Martin Luther King e a Dorothy Day, l'attivista che fondò negli anni Trenta il movimento dei Lavoratori cattolici. Obiettivo: le presidenziali del 2012. Nel nome di Dio (o di Gesù), naturalmente.

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