da Milano
Un ritmo funky che lega nel tempo una folla di immagini e note apparentemente slegate tra loro: quel che ne nasce è una «babele» di assoluto senso, una dissonanza intelligente che intriga. Dovrebbe essere una sigla, ma è invece il perfetto prologo di Su al Sud, il programma in arrivo su Raidue, in seconda serata, da martedì 1° gennaio. Ultimo capitolo di una trilogia cominciata con Nati a Milano e proseguita la scorsa primavera con Giù al Nord («oltre il 10% di share, un successo inaspettato», parola del direttore di rete Antonio Marano). Su al Sud, diretto da Anna Carlucci, è il racconto in otto puntate di un mondo che, per dirla con il conduttore Edmondo Berselli, «è categoria dello spirito prima ancora che geografica». Un universo di storie, di volti, di musica, e poi di cultura, entusiasmi e sofferenze che, per uno strano prodigio, trova un filo conduttore narrativo capace di passare da Napoli, alla Sicilia, alla Puglia - questi i «mondi» presi in esame - affidandosi a materiale di repertorio, aneddoti, interviste. Il lavoro, frutto di una ricerca certosina coordinata da Andrea Quartarone, e di una grande conoscenza del mezzo televisivo, lo si deve, paradossalmente, a due «penne» del nord, e cioè lo stesso Berselli e Maurizio Caverzan, già autori di Giù al Nord.
Tra alto e basso, sacro e profano, si alternano sul piccolo schermo personaggi come Massimo Troisi e Andrea Camilleri, Renzo Arbore e Leonardo Sciascia, Carosone e Cannavaro, Lino Banfi, Fiorello, Franco & Ciccio, e storie come quelle della nascita della «mossa» o del quartiere Spagnolo di Napoli, in un coro costruito per analogie intorno alla famosa espressione di Ugo Ojetti che «si è sempre i meridionali di qualcuno».
Le prime tre puntate di Su al Sud sono dedicate a Napoli: a legare i vari contributi, un racconto e una voce, e cioè le pagine del romanzo Gomorra di Roberto Saviano, lette da Toni Servillo, che tornerà in tutte le puntate con brevi letture di altri classici della letteratura del Mezzogiorno.
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