«Secondo i parametri nostri, e dell’Ocse, non si può dire che l’elezione sia stata regolare. Ciononostante, tutto il mondo ha potuto vedere che la Russia non è più solo Putin. Il dato politico più importante è questo». Non ha dubbi Matteo Mecacci, parlamentare radicale del Pd ora a Mosca in veste di osservatore internazionale.
Perché l’elezione è irregolare?
«Non c’è stata una vera campagna elettorale, in tv hanno trasmesso 25 documentari sui successi di Putin; i candidati dovevano essere eletti alla Duma, eletta in dicembre con un voto influenzato da brogli documentati...».
E se tutto questo non bastasse, sembra di capire che fuori e dentro i seggi ci siano stati problemi.
«Eccome».
Le famose webcam?
«Grande operazione mediatica senza sostanza. Chi l’ha voluta ha vantato che la Russia è l’unico paese al mondo ad averle. Un motivo ci sarà».
Il cosiddetto voto carosello?
«Ciascun elettore può votare dove vuole e il certificato elettorale può non essere ritirato...».
Quindi sono vere le notizie sui pullman pieni di dipendenti pubblici che si spostavano di seggio in seggio?
«Io sono stato in due seggi elettorali ospedalieri: nel primo gli iscritti erano 140 e ha avuto 385 votanti, il secondo aveva 300 iscritti ha raccolto oltre 500 schede».
S’è parlato di voti per Putin pagati in Siberia
l’equivalente di 25 euro ciascuno.«E in Cecenia avremo percentuali di votanti pari al 125%».
Riassumendo?
«Il movimento anti-Putin, anche senza la possibilità di avere “traduzione” elettorale, esiste».
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