RomaLe votazioni sulla «nuova» Finanziaria da 8,9 miliardi sono iniziate ieri sera in commissione Bilancio alla Camera. Presentate 447 proposte di modifica al maxi-emendamento da 250 commi del relatore Massimo Corsaro. La consistenza dei numeri rende superfluo qualsiasi aggettivo per commentare la scelta operata dal Parlamento di intervenire pesantemente sui contenuti della manovra ha ravvivato lantico rituale dell«assalto alla diligenza».
In ogni caso il giudizio di ammissibilità dei 447 sub-emendamenti ha determinato una prima scrematura: il presidente della commissione, il leghista Giancarlo Giorgetti, ha giudicato inammissibili una novantina di proposte di modifica. E, come ha sottolineato lo stesso esponente del Carroccio, non ha voluto spaccare il capello in quattro. «Ho proceduto alla valutazione - ha detto Giorgetti aprendo i lavori - sulla base di uninterpretazione estensiva delle norme regolamentari» perché «è necessario assicurare che si sviluppi una discussione di adeguata ampiezza, consentendo anche la valutazione di scelte diverse».
Insomma, quasi una scelta obbligata in virtù del maxi-emendamento che ha riscritto interamente la Finanziaria approvata in prima lettura al Senato. Non sono cambiate solo le norme, è stata modificata anche la stessa ripartizione degli oltre 3 miliardi di gettito atteso dallo scudo fiscale. Un magma di commi che renderà difficile anche esprimersi sul testo.
Restano infatti sul piatto gli 893 emendamenti presentati prima del maxi-emendamento e che avevano superato il vaglio dellammissibilità. Il Pdl però potrebbe ritirare le proposte di modifica precedentemente avanzate. Iniziate alle 20.30 di ieri sera le circa mille votazioni dovranno necessariamente concludersi entro oggi pomeriggio per consentire allAula di cominciare il dibattito mercoledì. E non è esclusa la classica «non stop» notturna.
«Darò parere contrario a tutti gli emendamenti», ha annunciato il relatore Corsaro e anche il governo dovrebbe adottare una decisione analoga per velocizzare un po le procedure.
Il ministro dellEconomia, Giulio Tremonti, è riuscito a «salvare» la Banca del Sud che gli stava particolarmente a cuore e che nel ping pong di Palazzo Madama era stata depennata. Cè il credito di imposta da 854 milioni per le imprese che investono in ricerca e ci sono nuovi fondi per polizia e vigili del fuoco. Positivi anche il taglio del 20% dellacconto Irpef e la riduzione del 20% del numero dei consiglieri comunali.
Il disegno cè ma la congerie di microprovvedimenti ne ha un po sfumato i contorni. Ad esempio, la cedolare secca del 20% sugli affitti cara ai «finiani» ha ottenuto unapplicazione sperimentale allAquila. Al contrario, sono stati «bocciati» i rimborsi che i Comuni avrebbero dovuto erogare ai cittadini volontari per la sicurezza. Logico che lopposizione, dopo mesi ai margini del dibattito, ne approfitti per ringalluzzirsi.
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