Dei tre dibattiti sarà senz’altro il più interessante. E non solo perchè l’ultimo. John McCain non può più permettersi di sbagliare. Deve vincere, anzi stravincere per tentare una rimonta che di giorno in giorno appare sempre più problematica. Obama è avanti di sette punti su scala nazionale ed è in fuga in molti Stati chiave. Eppure a 21 gioni dalle elezioni non può essere certo della vittoria. Quattro anni fa anche anche John Kerry era in testa, ma poi perse. E l’umore degli elettori quest’anno è volatile quanto l’indice di Wall Street e condizionato da due fattori: quello razziale e la crisi economica.
Il primo è imponderabile, ma certo non giocherà a sfavore del candidato repubblicano. Il secondo invece concreto e al centro delle attenzione degli elettori. La novità, rispetto ai primi due deludenti confronti televisivi, è che entrambi i candidati hanno annunciato misure concrete per risolvere la crisi. La domanda a cui gli elettori dovranno dare risposta è la seguente: meglio la moderazione di Obama, che ha avanzato proposte meno spettacolari ma più lungimiranti, o la concretezza di McCain? Qualcuno ieri ha accusato il candidato repubblicano di populismo. Il rimprovero è plausibile, ma il suo piano è disegnato per portare conforto immediato ai risparmiatori, ai pensionati e ai proprietari di casa. Non piacerà agli intellettuali, ma potrebbe conquistare il cuore, oggi angosciato, di milioni di elettori.
Obama giocherà ancora una volta sulla difensiva, ma il format del dibattito, che si svolgerà a New York alle tre del mattino ora italiana, non lo agevola.
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