WAITS

Dibattiti, film, fiumi di birra e soprattutto rock, blues e musica d’autore a vagonate. Questo il programma della festa di Liberazione della Brianza, da oggi al Polo Fieristico San Giuseppe di Osnago. Si parte stasera coi Mercanti di Liquore, sabato i Gang, sabato 25 Eugenio Finardi ma la chicca è, domenica sera, l’ex leader dei Jayhawks e alfiere dell’alternative country Mark Olson.
Cosa intende per alternative country?
«Un suono con le radici nel country ma molto aggressivo, e canzoni con testi polemici contro le cose che non funzionano. Dal 2000 ho avuto il coraggio di incidere da solo album come My Own Jo Ellen e Mystic Theatre in cui esprimo il mio pensiero in piena libertà».
Come sarà il concerto italiano?
«Molto influenzato dal folk inglese e molto intimista. Io suono la chitarra e con me c’è una violinista e un percussionista che suona tamburi africani».
Il suo stile è molto cambiato.
«Non abbandono le mie radici acustiche e folkie ma amo esplorare. Non potrei ripetere sempre gli stessi temi come fanno tanti artisti, non lo sopporterei e il mio pubblico non me lo perdonerebbe».
Da noi è un artista di culto, ma in America il suo genere è molto popolare.
«Il country in tutte le sue propaggini è nato in America, come il blues, quindi il pubblico è più ricettivo, ma certo io non sono il tipo da suonare musica dolciastra e commerciale com’è tradizione di certo country».
Lei come si definisce?
«Un musicista, un cantautore in continuo movimento felice di fare il suo lavoro».


Con i Jayhawks è tutto finito?
«Ognuno ha preso la sua strada ma è la band che ho nell’anima; infatti con il mio ex compagno Gary Louris stiamo incidendo l’album Ready For the Flood, in uscita a dicembre. Vedremo se ci sarà ancora un futuro con i Jayhawks, magari in parallelo alla mia carriera solista. Ho ancora tanti esperimenti da fare; l’ultimo disco The Salvation Blues l’ho inciso con una folk singer scozzese».

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