Wall Street, i furbetti non mollano la cassa

Non hanno capito niente o forse hanno capito tutto, i banchieri di Wall Street che hanno provocato il disastro finanziario che sta affondando il mondo. Se avessero un pizzico di onestà o perlomeno un po’ di pudore, se ne starebbero rintanati, divorati dai rimorsi della coscienza. Se ci fosse giustizia, dovrebbero finire in galera per truffa, turbativa dell’ordine pubblico, terrorismo. Diciamolo francamente: hanno fatto più danni loro di Bin Laden. E invece sono non soltanto liberi, ma praticamente certi di farla franca, se non fosse per qualche procuratore, come quello di New York, Andrew Cuomo, che tenta di incastrarli.
E anche quando sono costretti a prendere misure per proteggere il proprio patrimonio da eventuali creditori ostinati, non perdono la sfrontatezza. Ad esempio Dick Fuld, l’ex numero uno della fallita Lehman Brothers, che quando la commissione del Congresso Usa gli ha chiesto se fosse vero che avesse guadagnato 500 milioni di dollari in otto anni, lui ha negato precisando di averne ricevuti appena 300. Ora si scopre che Fuld nei giorni del collasso della banca ha venduto la sua lussuosa residenza in Florida, stimata 14 milioni di dollari. Il prezzo? Cento dollari. Chi l’ha comprata? La moglie, naturalmente, che beneficia del regime di separazione dei beni. Anche nell’eventualità che Fuld fosse costretto a risarcire qualcuno, la casa non entrerebbe tra gli asset sequestrabili. Come i 13,5 milioni ottenuti dalla vendita dei quadri impressionisti, finiti sul conto della signora Kathleen, la quale alla vigilia di Natale ha fatto una scenata in una boutique di Hermès perché voleva l’ultima borsa di un colore diverso da quello in collezione. Per la cronaca: l’ha ottenuta.
E che dire di John Thain, ex numero uno di Merrill Lynch, la banca d’affari inglobata da Bank of America? L’altro giorno si è dimesso, finalmente; ma ha lasciato un bel ricordo di sé. Pochi giorni prima della fusione ha distribuito ai dipendenti bonus per 3-4 miliardi e nelle ultime settimane ha preteso che l’arredamento del suo ufficio venisse rinnovato, alla modica cifra di 1,2 milioni di dollari. Il mondo crollava, ma lui pensava alle poltrone, alla scrivania in radica, alle nuove tende; consigliato, per appena 800mila dollari, da Michael Smith, il designer delle star (e della famiglia Obama). Ora pare che Thain voglia rimborsare Bank of America, ma non soffrirà troppo, considerato che il suo stipendio si aggirava tra i 50 e gli 80 milioni di dollari. All’anno.
La maggior parte dei manager osannati per anni dalla stampa finanziaria trascorre il tempo a giocare a golf, come Chuck Prince, ricompensato con 140 milioni di dollari per aver devastato la Citigroup, mentre Adam Applegarth, il genio che ha portato al collasso la Northern Rock, ora si dedica alla sua grande passione: il cricket. Jimmy Caine, il giorno in cui la Bear Stearn andò a rotoli si rifiutò di abbandonare un torneo di bridge a Detroit e ora che ha incassato una liquidazione da 60 milioni di dollari passa le giornate a giocare a carte.
Ma c’è chi non riesce a stare senza far nulla. E continua a lavorare. Mi sembra giusto, sarebbe un peccato rinunciare a certi talenti. L’ex numero uno di Lehman Italia, Ruggero Magnoni - che qualche settimana fa ha dichiarato di aver perso 25 milioni di euro ma di non dolersene troppo perché non rappresentano la parte preponderante del suo patrimonio - ora è alla testa di Nomura Italia. L’ex superboss del colosso mondiale delle assicurazioni Aig, Hank Greenberg, guida la società di consulenza C.

V Starr and Company, che tra l’altro dovrebbe onorare la memoria e l’etica del fondatore dell’Aig, mentre l’ex boss della filiale di Londra Joe Cassano, dopo aver provocato perdite per 11 miliardi di dollari, all’indomani delle dimissioni ha ottenuto un contratto di consulenza da un milione di dollari al mese, che gli è stato revocato solo di recente. Abita in una casa stupenda a Knightsbridge, vicino ad Harrods, uno dei quartieri più belli della capitale inglese. Pare si annoii da morire, poverino.

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