WALTER, ERA ORA

Alla fine Veltroni ce l’ha fatta: ha rotto con Di Pietro. Bravo, è il caso di dirgli. Ma quanta fatica per giungere a una conclusione logica e scontata. E che infinita commedia degli errori (e degli orrori) ci è dovuta passare sotto gli occhi prima che questo potesse finalmente accadere. È stato, il lungo tormentone dei rapporti fra Di Pietro e il Pd, come la cronaca di una morte annunciata. Un delitto che si è consumato ieri ma che era nell’aria da almeno tre mesi. Sicuramente da prima delle elezioni. Veltroni voleva ballare da solo, poi ha invitato Di Pietro che gli ha rubato la scena. Oggi Veltroni sconfessa il patto che ha segnato l’opposizione e la propria leadership. Cavalca la scelta di non essere andato in piazza per prendere le distanze dal suo peccato originale, ma se Di Pietro è diventato così ingombrante per l'opposizione la colpa è soltanto della contraddizione di chi guida il Pd.
Presentarsi come un uomo solo al comando, nuovo e libero, per poi farsi ammanettare da Di Pietro e travolgere dalla sua sete giustizialista è stato un calcolo sbagliato: per pochi voti, che probabilmente hanno premiato soltanto l'ex ministro del governo Prodi, il Pd ha fatto terra bruciata intorno a se stesso. Nessuno ha mai creduto che a Veltroni Di Pietro piacesse più di Boselli. L’ex Pm era stato scelto come alleato non per le sue (dubbie) mani pulite ma perché portasse voti. E per lo stesso motivo era stato imbarcato, prima di allora, anche da Prodi, con la proposta di entrare al governo, e prima ancora da D’Alema con la celebre candidatura del Mugello. A rivederle oggi tutte queste furbe trovate sembrano maldestri giochi da apprendisti stregoni.
Da quindici anni la sinistra riformista usa il dipietrismo come un tonico e si ritrova scavalcata dall’ex magistrato. Credono di farne una marionetta di corredo nel proprio teatrino e si ritrovano giocati come pupi nel palcoscenico della piazza.
Quante occasioni perse, per il Paese e per i riformisti, in nome di un’alleanza sbagliata. Senza la palla al piede dell’ex pm Veltroni avrebbe avuto la possibilità di sfidare Berlusconi sul terreno delle riforme a cominciare proprio dalla giustizia e, invece, si è ritrovato risucchiato verso il giustizialismo più becero a fare il tifo per le Procure, come succede da quando Berlusconi è sceso in campo, e a inseguire scorciatoie giudiziarie per vincerlo.
Oggi, a tre mesi dalle elezioni, gran parte del gruppo dirigente del Partito democratico si mangia le mani, convinto che senza la scelta di Veltroni il Parlamento si sarebbe liberato definitivamente di Di Pietro e la sinistra dell’abbraccio mortale del giustizialismo. C’è voluta la tirata d’orecchie del capo dello Stato, insultato non a caso dalla piazza dipietrista, a svegliare Veltroni.

L’ex sindaco ha finalmente capito che quell’alleato l’avrebbe portato a fondo e che un centrosinistra guidato da un uomo di destra populista come Di Pietro è destinato alla sconfitta eterna e all’irrilevanza politica.
Sì, ha fatto bene Veltroni a scaricare Di Pietro. Purché ora sappia recuperare il tempo perduto. You can. Puoi farlo.
Salvatore Tramontano

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