Roma - Salta il tetto annuo dei 5mila lavoratori che fanno attività usuranti ma la cifra stanziata resta quella già prevista dall’accordo di luglio (per il decennio 2,52 miliardi di euro). Dopo 36 mesi, tra proroghe e rinnovi, il contratto a termine potrà essere reiterato solo una volta e dovrà essere stipulato con l’assistenza delle organizzazioni sindacali più rappresentative. Su queste due modifiche al testo originario di luglio si è giocata sostanzialmente la mediazione nel governo che ha portato oggi al via libera del Protocollo sul Welfare da parte del cdm, con le due astensioni di Paolo Ferrero (Prc) e Alessandro Bianchi (Pdci) e con il voto favorevole seppur con riserva di Alfonso Pecoraro Scanio (verdi) e Fabio Mussi (Sd). Rispetto all’accordo di luglio è stata inoltre inserito una norma che estende l’utilizzo degli ammortizzatori sociali anche per le crisi ambientali. Una modifica apprezzata da Pecoraro Scanio. Ora la palla passa al Parlamento. Il ddl, collegato alla Finanziaria, inizia il suo iter alla Camera. Il ministro del Lavoro, Cesare Damiano, ha confermato il varo entro il 31 dicembre e ha escluso "spacchettamenti" tra le norme che riguardano la previdenza e quelle che riguardano il lavoro
E, proprio in vista dell’esame parlamentare già dalla prossima settimana saranno convocate le parti sociali per definire i criteri applicativi, ha assicurato Damiano. A Montecitorio, l’Unione può contare su una maggioranza più ampia che in Senato, dove i numeri sono risicati. Bisognerà vedere tuttavia in cosa si tradurranno le due astensioni e i due voti favorevoli con riserva. Tutti e quattro i ministri della sinistra radicale guardano al parlamento per ulteriori modifiche.
Il Prc vuole "altre modifiche" Il ministro Ferrero ha parlato di "passo avanti", ma ha già detto di confidare in "altre modifiche". Con Mussi, Bianchi e Pecoraro Scanio, Ferrero chiede che il contratto a termine non possa essere reiterato neanche una volta e vuole più risorse per i lavoratori usuranti. Ma dal ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, e dal ministro del Lavoro, Cesare Damiano, è arrivato subito uno stop. Padoa-Schioppa precisa che nel caso di ulteriori modifiche eventuali coperture "dovranno essere reperite all’interno dello stesso sistema previdenziale". Mentre Damiano "suggerisce di non chiedere troppi cambiamenti. Se si tira da una parte e dall’altra si rischia di perdere la rotta".
Confindustria: "Riaprire confronto" Confindustria non apprezza e rilancia: "Le modifiche non sono state lievi. Riapriamo il confronto". Per gli industriali insomma, i "perfezionamenti" di Palazzo Chigi sono da bocciare. A innescare la miccia il capitolo dei contratti a termine, le cui modifiche sono considerate "peggiorative" e destinate a creare situazione di "grande incertezza" in alcuni settori. Non solo. Viale dell’Astronomia accusa il governo non di "piccole modifiche" ma "di scelte precise fatte in aggiunta alle intese con le parti sociali". Su questi punti, dice ancora Confindustria, "occorre riaprire la discussione nel rispetto dello spirito del protocollo: contrastare il rischio di abusi nell’utilizzo dei contratti a termine senza irrigidire il mercato del lavoro".
Confcommercio: "Flessibilità che penalizza le imprese" Anche i commercianto sono critici con le modifiche introdotte da governo al protocollo. "Le anticipazioni sui contenuti del collegato alla Finanziaria in materia di welfare - dice infatti il presidente Carlo Sangalli - confermano e rafforzano, relativamente alla questione dei contratti a termine, le motivazioni che ci avevano indotto a non siglare il documento proposto dal governo. Da tali anticipazioni infatti emerge un approccio alla questione della flessibilità che penalizza tutto il sistema delle imprese, in particolare quelle dei servizi". Nuova bocciatuira per Prodi dal mondo del commercio, dei servizi e del terziario, perché Confcommercio - ricordiamo - nel luglio scorso non aveva firmato il protocollo sul welfare.
Prodi: "Modifiche? Il Parlamento è sovrano" Il premier glissa sulle "modifiche ulteriori" che vuole la sinistra e dice: "Non scherziamo! L’Italia non è una Repubblica governativa, è una repubblica parlamentare. Il Parlamento è sovrano...».
Poi guarda oltre - magari facendo gli scongiuri sui numeri al Senato, quando si voterà, e pensa al governo, alle richieste di "tagliando" o di "rimpasto con tagli". "Le congetture di questi giorni sulla divisione del governo sono fuori posto" dice al termine del consiglio dei ministri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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