Why Not, intercettata la superteste: era l'ospite di fiducia di "Anno Zero"

Circolano nuovi veleni intorno all’inchiesta Why Not, quella sugli ex «indagati» Prodi e Mastella degenerata nello scontro fra le procure di Catanzaro e Salerno. Caterina Merante, ex responsabile della società Why not, associata alla Compagnia delle opere, supertestimone del noto procedimento penale avviato dal pm Luigi De Magistris, è stata intercettata a lungo, addirittura con «decreto di urgenza», senza essere formalmente indagata.

Esattamente da ottobre 2007 ad aprile 2008, in un momento delicatissimo per la nota inchiesta oggetto d’infinite polemiche, quando la donna faceva la spola tra Catanzaro, Salerno e Roma per rendere dichiarazioni sull’ex premier, sull’ex ministro della Giustizia, su politici locali e nazionali nonché su magistrati calabresi ed esponenti delle forze dell’ordine e dei servizi segreti in contatto con il principale indagato, Antonio Saladino. A mettere sott’ascolto la dirigente che diede il la all’indagine e agli accertamenti del consulente «telefonico» Gioacchino Genchi, è stata la procura di Paola in merito a indagini (nate da una costola di Why Not) su una serie di truffe in danno alla Regione Calabria con riferimento all’erogazione di fondi pubblici destinati alla stabilizzazione di lavoratori temporanei.

La storia è quella del consorzio Brutium Service, di cui Saladino era presidente e la Merante direttore generale, che con apposito contratto si accollò l’onere di sistemare - attraverso una serie di società consorziate - un tot numero di lavoratori precari già utilizzati dalla Regione. Vinto l’appalto, secondo l’ipotesi d’accusa, si sarebbe dato il la a «un congegno con evidenti attività truffaldine» nel quale le persone assunte per un determinato lavoro, o ne facevano un altro o non lo svolgevano affatto. E così, in coincidenza con le deposizioni-bomba della Merante in giro per l’Italia, la procura di Paola avviava intercettazioni a tappeto su tutte e tre le utenze cellulari della testimone divenuta celebre al grande pubblico per le interviste nella trasmissione AnnoZero.

Tra le persone ascoltate dai carabinieri, vi sarebbero anche giornalisti, magistrati, politici e persino l’avvocato di fiducia, Alessandro Diddi. Quest’ultimo protagonista di un violento scambio epistolare col procuratore generale Enzo Iannelli sulla violazione del divieto d’intercettazione dei colloqui tra avvocato e assistita. «Mi duole constatare - scrive l’avvocato in una nota riservata - che la pg del suo ufficio ha trascritto tutte le nostre intercettazioni, compresa quella, a tal punto rilevante per l’inchiesta, della necessità di lavande vaginali esternata dalla signora Merante». In un’altra nota l’avvocato Diddi protestava ancor più vivacemente sul perché le sue utenze e quelle dello studio legale siano diventate «oggetto di investigazione». Iannelli, in imbarazzo, ha provato a metterci una toppa disponendo l’immediata «espunzione» dagli atti del fascicolo. Ma ormai la frittata era fatta.

Le telefonate intercettate poco prima dell’esplosione della guerra fra procure già circolavano.

E Salerno, proprio sulle anomalie di questa intercettazione, avrebbe aperto un nuovo filone d’indagine collegato al procedimento principale che portò allo scontro con Catanzaro. Ecco perché insieme ai veleni si vocifera di nuove, clamorose, iniziative giudiziarie.

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