C’ è una parte del Paese che spinge per andare avanti, allinearsi con le moderne democrazie, in politica come nelle relazioni sociali.Ma ce n’è un’altra che preme per tornare indietro nel tempo, quando l’Italia era governata da un inciucio perenne, dove nessuno comandava o raggiungeva gli obiettivi ma tutti avevano la loro fetta di potere e gloria. Per anni i sindacati hanno comandato nelle aziende, lo Stato faceva da imprenditore e gli imprenditori facevano politica rimanendo nell’ombra, i piccoli partiti contavano come i grandi, la magistratura scorrazzava impunemente pretendendo persino di legiferare, i professori barattavano il posto fisso e intoccabile con stipendi ridicoli e così via. Un sistema perverso che si è autoalimentato fino a diventare un gigante burocratico. Che ora, sotto la pressione della crisi economica, si scopre con i piedi di argilla. L’operazione di Fini di tornare ai riti della Prima Repubblica, dove non necessariamente chi vinceva aveva in mano le leve del comando (addirittura lui non esclude di portare al governo chi le elezioni le ha perse), è il più evidente ma non l’unico tentativo di fermare l’orologio del progresso politico e sociale. Altrettanto gravi conseguenze potrebbero infatti avere le resistenze al tentativo di Marchionnedi portare ordine ed efficienza nel mondo dell’industria. Il piano del numero uno della Fiat è chiaro e semplice: gli imprenditori facciano gli imprenditori, i sindacati i sindacati. Sembra banale, ma per l’Italia si tratta di una vera rivoluzione, guardata con sospetto dalle cosiddette parti sociali. Che Confindustria da una parte e Cgil,Cisl e Uil dall’altra siano solo apparentemente controparti, e in realtà stiano privilegiando il loro quieto vivere e posizioni di rendita invece degli interessi di chi rappresentano, era un’ipotesi nell’aria. Ieri Roberto Di Maulo, leader della Fismic, un piccolo sindacato dei metalmeccanici, è andato oltre e ha annunciato di essere pronto a svelare i segreti inconfessabili dell’inciucio tra i due, una sorta di Wikileaks all’italiana che metterebbe a nudo Confindustria e sindacati. La prima, secondo Di Maulo, tra l’altro da anni foraggerebbe abbondantemente i secondi con contributi in denaro di vario genere (pubblicazioni, convegni, manifestazioni, sponsorizzazioni) nell’intento neppure tanto nascosto di fare fronte comune contro chi vorrebbe riformare il sistema industriale e del lavoro. Guarda caso proprio quello che chiede il riformatore Marchionne, impegnato in queste ore a portare anche a Mirafiori il modello Pomigliano (contratti aziendali e non più unici e nazionali, revisione dei criteri di produttività, nuove regole etiche), pena l’uscita di Fiat da Confindustria e lo spostamento della produzione all’estero. Oscuri intrecci, li chiama Di Maulo. Che abbia messo il dito nella piaga? Davvero Confindustria in qualche modo paga i sindacati? Domande che meriterebbero risposte e approfondimenti. Anche Julian Assange era signore sconosciuto e il suo Wikileaks un piccolo sito per addetti ai lavori.
Nell’era della telematica i criteri sono cambiati. Grande e potente è chi conosce verità scomode o imbarazzanti, che non necessariamente corrispondono a reati, e ha il coraggio di renderle pubbliche. Confindustria è avvisata, Cgil, Cisl e Uil anche.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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