Napoli Oggi, nel palazzo della procura di Napoli, è il giorno di Maurizio Crippa, responsabile delle relazioni esterne di Mediaset, e di Giancarlo Coccia, dirigente area «ambiente e qualità» di Confindustria. I due manager saranno ascoltati, in qualità di persone informate dei fatti, in una stanzetta al quinto piano della procura, dai pubblici ministeri Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock, i due titolari dell’inchiesta sulle presunte minacce di una campagna di stampa da parte del quotidiano il Giornale nei confronti del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Due gli indagati dell’inchiesta: il direttore de il Giornale Alessandro Sallusti e il vice direttore Nicola Porro, accusati entrambi di concorso in violenza privata.
Come si ricorderà, l’indagine su il Giornale è nata a seguito di intercettazioni telefoniche disposte dalla procura di Napoli nell’ambito di una diversa inchiesta, dalle quali sarebbe emersa l’intenzione da parte di Porro e Sallusti di utilizzare un fantomatico dossier contro la Marcegaglia. Una circostanza smentita da Sallusti e Porro e dal direttore editoriale Vittorio Feltri.
Maurizio Crippa nel corso delle conversazioni intercettate dai pm avrebbe suggerito al portavoce della Marcegaglia, Ronaldo Arpisella, di contattare Fedele Confalonieri (che in effetti contattò in seguito telefonicamente Feltri per chiedere delucidazioni), mentre Coccia conferma l’avvenuto colloquio tra la Marcegaglia e il presidente Mediaset e il successivo intervento di questi presso Feltri.
Ieri sera, intanto, si è concluso il lavoro, durato due giorni, di copiatura dei tre computer, di alcuni hard-disk, di una «pennina» Usb e di 19 cd (contenenti buona musica) sequestrati nella redazione del il Giornale e nelle abitazioni private dei due giornalisti indagati, Sallusti e Porro. L’attività di copiatura, che non prevedeva alcun esame dei file contenuti negli apparecchi, è avvenuta alla presenza di due periti, uno nominato dal Tribunale e l’altro incaricato dal quotidiano il Giornale, di un maresciallo dei carabinieri e, ovviamente, del tecnico che ha materialmente eseguito l’acquisizione dei dati. Il lavoro è stato eseguito in un ufficio di «Città della Scienza» dove risiede la società di informatica che lavora per conto della procura napoletana. Rinviato alla prossima settimana il lavoro di acquisizione dei dati contenuti nell’«I-pad», anch’esso sequestrato durante le perquisizioni.
L’indagine condotta dalla procura di Napoli ha comunque i giorni contati.
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