C’è chi pensa che Mark Chapman, se proprio voleva sparare a qualcuno, invece di centrare John Lennon avrebbe dovuto mirare a Yoko Ono, quella che sta facendo inviperire i rocker duri e puri smontando pezzo per pezzo il mito ribelle della più grande icona rock. L’ultimo esempio è la festa organizzata dalla Mont Blanc (sì, la splendida penna) l’altra sera al Lincoln Center di New York e in contemporanea in altre cinque città.
Nel giorno in cui avrebbe compiuto settant’anni (e a trent’anni dalla morte) con la benedizione e la collaborazione della signora, per ricordare il cantante è stata lanciata una nuova collezione di penne! L’abbinamento c’entra come i cavoli a merenda ma lei, che è furba e intelligente, sa che oggi più che mai, l’immagine e la pubblicità sono l’anima del commercio. Quindi, alla faccia del marito-rivoluzionario-pacifista-antiborghese, butta sul mercato una penna in vinile (come i buoni vecchi lp) da 500 euro col simbolo della pace sul pennino e la firma-autoritratto di Lennon sul cono. Ma i fan dell’ex Beatle faranno di sicuro la fila!?! Per i modelli più costosi, quello in argento smaltato che riproduce il mosaico del Memorial «Strawberry Fields» al Central Park (dev’essere una pennona gigante) e quella in oro bianco con i brillantini che formano il primo accordo di Imagine. Insomma il kit del vero lennoniano, quello che i pacifisti della prima ora attendono da sempre.
Per fortuna che alla festa il rock ribelle era rappresentato dalla «maledetta» Christina Aguilera, che con un abito fashion da migliaia di dollari ha intonato Imagine mentre Yoko - in collegamento video da Berlino dove fino al 12 novembre c’è la sua mostra Das Gift (Il veleno) dedicata a John - ha lanciato il canonico messaggio di pace. Yoko, bisogna dirlo, ci sa fare; il mondo è cambiato, bisogna rifare il look anche al mito. Un tempo «tirava» mostrarsi nudi (lei con enorme coraggio e sprezzo del comune senso dell’estetica), oggi bisogna essere trendy. E attaccarci un pizzico di beneficenza; l’operazione Mont Blanc infatti sosterrà il «John Lennon Educational Tour Bus», un autobus-studio di registrazione che gira l’America dando una chance ai giovani per rivelare il loro talento musicale. Non c’è da scandalizzarsi; da quando il rock è nato c’è gente che guadagna miliardi vendendo memorabilia di ogni genere; i Rolling Stones hanno sponsorizzato persino un modello di Volkswagen, ma la signora Lennon è una macchina da guerra che - con un colpo al cerchio ed uno alla botte - ha trasformato l’immagine di un guru della controcultura in un supervenditore, in un testimonial che produce un reddito enorme, che spesso supera quello generato dalla musica.
E brava Yoko che ci azzecca sempre. Avete visto il buon Lennon nello spot pubblicitario della Citroen? Vende una utilitaria attraverso un filmato originale d’epoca in cui dice: «basta guardarsi indietro per cogliere ispirazioni dal passato. Perché questo r’n’r? Fate qualcosa di vostro. Cominciate qualcosa di nuovo, vivete ora le vostre vite». Un accostamento offensivo per legioni di fan che hanno scatenato una violenta rivolta sul web contro Yoko, e non importa se per la medesima pubblicità sono stati utilizzati i volti e le frasi di Mastroianni e della Monroe. Lennon è Lennon, e per molti sognatori (John in Imagine cantava: «potete dire che sono un sognatore ma non sono l’unico») resta il simbolo di tutte le battaglie contro le convenzioni e l’ipocrisia. Proprio quel mondo in cui l’ha tuffato oggi Yoko. Sarà pure antipatica, ma distrugge i miti facendo (forse) «arte» e (sicuramente)quattrini, anche a costo di trasformare Lennon in un oggetto che finirà sotto forma di penna sulla scrivania di tanti vip. Sta preparando anche il concerto «in memoria» per l’1 e il 2 ottobre a Los Angeles, dove porterà Iggy Pop, Sonic Youth, persino Lady Gaga (chissà se piacerebbe a John?) e farà risorgere la Plastic Ono Band.
Ora è lei il guru, e dalla sua Mostra berlinese rilancia l’impegno pacifista un po’ demodè.
Chiede ai visitatori di contribuire alla guarigione del mondo dalla violenza, e mostra con orgoglio la scultura «Il buco», un pezzo di vetro perforato da una pallottola, che va osservato da due lati: dalla prospettiva della vittima e da quella dell’aggressore. La didascalia dice: «Andate dall’altra parte e guardate attraverso il foro». Ma tutto sommato, con tanti fan arrabbiati in giro, è meglio che lei non lo faccia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.