Zaia il veneto va in soccorso della bufala

Il ministro leghista applaudito dagli allevatori del Casertano: «Spot negli Usa per salvare la mozzarella»

nostro inviato a Ciorlano (Caserta)

Basta una frase, asprezza e poesia insieme, il muggito di una bufala al momento giusto, un paio di copriscarpe di plastica (verdi, casualità) legate ai jeans ed è fatta: «Io con questo profumo sono nato», attacca l’enfant prodige della Lega, il neo ministro delle Politiche agricole Luca Zaia sul palco montato in una stalla piena di mucche. E applaudono gli allevatori campani, gli amministratori locali, destra e sinistra, c’è anche l’assessore di Bassolino Andrea Cozzolino, nella fattoria che per un giorno riceve lo Stato e non i controlli antidiossina.
Si apparecchia la mozzarella per il ministro, la signora Carolina Rega dell’azienda agricola Ponte Reale porta i tarallucci all’olio nel cestino, è tutto biologico qui, «ma quant’è ggiovane» e «quant’è bravo chisto Zaia». Perché adesso è il leghista di Conegliano, Veneto, l’uomo che salverà la bufala e salverà gli allevamenti di Caserta, piegati da un crollo del fatturato del 38% nei primi 4 mesi dell’anno. Lui che dovrà spiegare all’Europa e al mondo che «qualsiasi mozzarella di bufala sul mercato è certificata al 100%», la mozzarella è salva dai rifiuti e dalla diossina, è controllata, lo dicono le verifiche. È sana, e buonissima.
Vent’anni fa le bufale di questa zona si chiamavano quasi tutte Carmela e dei veleni nella terra sì parlava sì, ma non facevano paura. Ora le mucche scure, testarde e curiosissime da cui si fa la mozzarella più buona del mondo fanno di nome per esempio Samira, i pastori sono indiani, loro le chiamano così, con i suoni esotici di donna dei loro paesi. Gli allevamenti si sono ingranditi, il fatturato del consorzio per la tutela della bufala aveva superato i 300 milioni di euro, poi il crollo, di 35-40 milioni rispetto all’anno scorso, l’immagine della bufala macchiata dalle montagne d’immondizia per le strade di Napoli, milioni di litri di latte congelati per la chiusura preventiva delle stalle, e che ora, novità assoluta, potrebbero diventare formaggi da destinare ai Paesi poveri.
L’Unione europea ha preteso controlli rapidissimi, «quindici giorni appena, lavoro giorno e notte», racconta il commissario dell’istituto zoo-profilattico della Campania e del Mezzogiorno, Antonio Limone, perché in questa regione tutto è stato commissariato, i rifiuti e chi controlla sull’allarme generato dai rifiuti.
Cinquanta allevamenti su 1.450 (l’ultimo dato di ieri) sono stati chiusi per parametri di poco più alti del limite di tre picogrammi per grammo. Quelli aperti sono completamente «in regola», con controlli trimestrali sui campioni di latte. E gli allevatori campani hanno scelto di mettersi nelle mani di un leghista: «Ministro, siamo al collasso».
Il quarantenne Zaia con il fazzoletto verde che spunta dal taschino scende nella terra delle bufala, Ciorlano, per annunciare che partirà «una campagna istituzionale di comunicazione nazionale e internazionale», con spot pubblicitari fino alla Germania e agli Stati Uniti per salvare la mozzarella, sui voli Alitalia verranno distribuiti piatti di bufale «e non quelle solite pappette», accanto ad altri prodotti in difficoltà del made in Italy. Si impegna «non ad aiuti di Stato», ma a costituire un tavolo interministeriale con il dicastero della Salute, e inizia a parlare di due milioni di euro di fondi europei per bonifica e restituzione dei pascoli sequestrati.
Arriva nel casertano per dire che «salvare un prodotto del sud significa salvare un prodotto nazionale», perché l’emergenza «lega il sud al nord, sono qui per un prodotto del sud, ma anche per dire che l’agroalimentare unisce nord e sud del Paese».
In Europa «non ci vogliono bene», ma bisogna «fare squadra», perché altri agricoltori stanno soffrendo, a nord per il prosciutto, in Toscana per il Brunello, ma bisogna «non fare polemiche in casa», e dire a tutti che la bufala «è sicura», come gli altri prodotti italiani. Il calo della vendita di bufale «ha inciso sul calo delle mozzarelle di latte vaccino». Perché il consumatore non capisce, al supermercato «vede una palla bianca e se ne va».
Gli imprenditori locali si entusiasmano a queste metafore, e Zaia parla con loro di uno dei dilemmi nati dall’allarme diossina: ci sono 50 milioni di litri di latte congelati di allevamenti sequestrati soltanto temporaneamente, in realtà risultati in regola con tutti i parametri. Il consorzio per la tutela della mozzarella ha proposto al ministro di farne prodotti bufalini (non mozzarella, ma altri formaggi) «da regalare come aiuti umanitari», spiega il presidente del consorzio, Franco Consalvo. Il ministro Zaia si è detto «d’accordo».


Si dovrà ora discuterne, ma la strada potrebbe essere quella di un’emergenza che diventa buona azione, il miracolo prodotto da una terra di bufale in difficoltà, ma che sta a metà strada tra i rifiuti di Napoli e il sepolcro di Padre Pio.

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