Zanzara tigre: attenzione ai pericoli

Francesco Bisozzi

Con l’arrivo della bella stagione torna a ronzare nelle orecchie dei romani l’incubo della zanzara tigre. A destare preoccupazione non è però solamente l’insetto in quanto tale ma anche i metodi e i prodotti chimici utilizzati per dargli la caccia. In un una lettera inviata ieri al sindaco Walter Veltroni, il presidente della divisione chimica dell’Ambiente e dei Beni culturali della Società chimica italiana Luigi Campanella richiama infatti l’attenzione sui rischi che questi prodotti comportano per la salute umana. «Il larvicida in uso nella campagna di disinfestazione - scrive Campanella - è capace d’interagire con alcuni sistemi enzimatici del nostro organismo e in particolare del sistema nervoso provocando febbri emorragiche, encefaliti e allergie». «Inoltre - aggiunge il presidente della Società chimica italiana nonché professore ordinario di Chimica dell’ambiente dell’Università La Sapienza – bisogna tenere conto dell’offesa arrecata all’ecosistema e alle sue capacità riproduttive».
Un appello in tal senso era stato già rivolto dal professor Campanella lo scorso 25 aprile insieme al Wwf Lazio e al comitato Equivita, in una conferenza stampa alla quale avevano preso parte diversi personaggi del mondo della cultura e della scienza. «Malgrado il livello di tossicità di questo larvicida non sia elevatissimo - insiste Luigi Campanella - ve ne sono altri decisamente meno pericolosi, ad esempio di tipo biologico. Un’alternativa è costituita altrimenti dai regolatori di crescita, che inibiscono il passaggio da larva ad insetto».
Assieme alla voce del professor Campanella si alza quella del presidente del Wwf Lazio Raniero Maggini: «In attesa che entri in vigore il previsto regolamento europeo per la disciplina delle sostanze tossiche, facciamo appello al principio di responsabilità affinché il Comune opti per metodi di lotta naturale».
Risponde stizzito lo zoologo comunale Bruno Cignini, che parla di «allarmismi ingiustificati» e difende le tecniche adottate dal Comune di Roma. «La nostra è una strategia vincente e del tutto innocua. È stata messa a punto dall’Istituto Superiore di Sanità dell’Università La Sapienza presieduto dal professor Roberto Romi, che in materia rappresenta la massima autorità nazionale».
Una strategia che peraltro va avanti già da nove anni e che interessa tutto il territorio comunale. «La Sanama - precisa Cignini - interviene su 128.500 ettari di territorio trattando i tombini dove si depositano le larve. I pericoli di contatto con l’uomo, com’è facilmente intuibile, risultano dunque nulli».
«Solamente quando si verificano gravi casi d’infestazione - continua Cignini - interveniamo con gli atomizzatori. Ma anche qui il prodotto perde di efficacia in poche ore». Proprio contro le nebulizzazioni aveva puntato l’indice il professor Luigi Campanella asserendo che queste «aumentano la superficie attiva d’interazione e facilitano la forma più pericolosa di assorbimento, ovvero l’inalazione». Cignini invita poi le associazioni a informare le persone «sulle azioni da adottare nelle abitazioni private per arrestare l’avanzata della zanzara tigre».


La partecipazione del cittadino nella lotta alla zanzara tigre è assolutamente indispensabile. Prove sul campo hanno dimostrato infatti che circa la metà dei siti di sviluppo è situato all’interno di aree private dove per le amministrazioni è impossibile intervenire in modo appropriato.

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