Cultura e Spettacoli

Zanzotto a colloquio con l’amico Nino

«Nino buon cavaliere antiquo, giudice longanime, e anche sempre ammaliato nel profondo dal moderno e dalla novità, come da un'alba. Attraversa la piazza, sempre con lo stesso tipo di vestito, in gennaio o in agosto, ed invita con naturalezza ad andare avanti di buon passo...». Così il poeta Andrea Zanzotto nel suo libro-omaggio Colloqui con Nino, appena uscito nelle Edizioni Grafiche Bernardi di Pieve di Soligo, ricorda l’amico a lunga distanza dalla scomparsa. Ma chi è Nino? dal suo biglietto da visita si legge: poeta-contadino-duca della Rosada di Rolle, astronomo, attore, gastronomo, agricoltore-empirico, erborista, indovino. Icona poliedrica condensa saggezza e arguzia contadina, sorta di genius loci tutto rurale, primigenio «simbolo e sintomo».
Zanzotto azzarda ad un Ur-Nino, e ne canta le gesta: «Con i suoi entusiasmi e il suo gusto per i grandi riti: tra cui cene, bevute, ecc. Questi simposi sono sempre filosofici per lui, attivista dell’agricoltura e profeta, e vengono spesso documentati in filmine». Memorabili «i giulivi banchetti» fino a notte fonda nel podere di Rolle, nel trevigiano, ai quali si univa spesso Giovanni Comisso. Questo libro, oltre che un omaggio a un amico, risulta un prezioso vademecum di consigli utili, e utilizzabili. Spremiture di sapienza contadina tramandate oralmente, raccolte con straordinaria immediatezza da quanti partecipavano ai «colloqui». Avanza per paragrafetti, suddivide in tematiche le mitologiche imprese di Nino: militari, amorose, detti di gioventù, il buon raccolto, l’origine della vita. Uno scintillio ininterotto di digressioni sui più disparati argomenti: macchie solari, fasi lunari, fulmini e grandini, il vino. Non esiste nulla a cui Nino non riesca a dare rimedio, soluzione ingegnosa: «In realtà posso parlare di quello che ò provato, perché nella vita c’è sempre qualcosa da rilevare. Per esempio il tempo, l’astronomia, un terremoto ondulatorio o sussultorio, un’alluvione, grandinate, siccità... ò potuto constatare...».
La parlata di Nino è originale, fatta di dialetto misto a vaticinio. Ispira.

Contenitore naturale e involontario di stupefazioni induce Zanzotto a un continuum di affabulazione: «Nino fa quello che può: ma un ridere o un sorridere sempre tempestivi-intempestivi e pertinenti-impertinenti si ricollegano alla sua presenza».

Commenti