da Madrid
Non ne resterà fuori nemmeno uno. È questa la nuova filosofia di José Luis Rodriguez Zapatero in materia di terrorismo Eta. A dieci mesi dalle legislative che decideranno se mandare o no a casa il suo governo socialista, inizialmente carico di promesse, ma infine gravido di delusioni e malcontento soprattutto in materia di terrorismo, il premier ha fiutato la probabile disfatta della sua «vincibile armada» contro lo scoglio dell'Eta e ha deciso a meno di 48 ore dall'annuncio della fine della tregua, di cambiare rotta e di passare alla settimana del pugno di ferro contro gli irredentisti. E di non fare sconti a nessuno. Mercoledì mattina la polizia francese ha arrestato tre etarras Alaitz Areitio, Aitor Lorente e Igor Igartua, inseguiti da settimane dalla Guardia Civíl e sospettati dell'autobomba di Barajas dello scorso dicembre: i tre, nascosti nel Sud della Francia, formavano un commando in attesa del «semaforo verde» per rientrare in Spagna e attuare un nuovo spettacolare attentato. Poi, giovedì, un magistrato del Tribunale supremo ha scritto la parola fine alla telenovela di Iñaki de Juana Chaos, ordinando il ritorno in carcere del pluriomicida etarra, condannato per venticinque omicidi e che per lunghi mesi aveva ricattato con il suo sciopero della fame l'esecutivo spagnolo. Ma nonostante il leader dell'opposizione dei popolari Mariano Rajoy accusasse il premier di «continuare a ingannare gli spagnoli, infangando la memoria delle oltre ottocento vittime dell'Eta con le sue concessioni», Zapatero avrebbe continuato a zoppicare nei suoi dialoghi di pace con i clandestini se non fosse arrivata come una cannonata sul Paese il comunicato Eta che riapriva ufficialmente le ostilità «con ogni arma e mezzo per difendere Euskadi (i Paesi Baschi, ndr)».
A questo punto Zapatero, con le spalle al muro ha cambiato rotta e, ieri mattina, dopo aver gioito dell'arresto dei tre etarras, mentre brindava per la carcerazione di de Juana, ha deciso di giocare ancora più duro, mandando in galera Arnaldo Otegi, il riottoso leader e portavoce del partito fuorilegge di Batasuna. Otegi pur avendo ancora un conto aperto con la giustizia spagnola per una condanna a 15 mesi non scontata per il reato di apologia del terrorismo, si era impegnato per tutta la campagna elettorale delle amministrative a lanciare fango su tutte le istituzioni spagnole, sul partito socialista e sul Partito nazionalista basco (Pnv). Ieri, nell'ultimo colpo di scena di questa intense settimana, Otegi, a cui mercoledì era stato ritirato il passaporto, è passato dall'hotel di San Sebastian, dove stava tenendo un'agitata conferenza stampa, direttamente al carcere di Martutene. Ed è la quarta volta dal 1987 che a Otegi viene ordinato il carcere dall'Audencia Nacional.
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