«Zarqawi è morto venerdì scorso a Falluja»

Ma in America la rivelazione è stata accolta con scetticismo

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Roberto Fabbri

Mentre mezzo mondo, e soprattutto gli americani, s’interrogano sul destino del terrorista Zarqawi, spunta uno sceicco sunnita che “spara” una notizia che mezzo mondo, e soprattutto gli americani, gradirebbero fosse vera: il capo di Al Qaida in Irak è morto e sepolto. Letteralmente sepolto: il suo cadavere - sembra a prestar fede all’imam Ammar Abdel Rahim Nasir - giacerebbe addirittura nel cimitero di Falluja, la città roccaforte della guerriglia che qualche mese fa è stata ripresa con una vera e propria azione di guerra dai marines statunitensi.
Il religioso iracheno ha raccontato per telefono a un giornale saudita che Zarqawi sarebbe morto venerdì scorso, 27 maggio, in conseguenza delle gravi ferite riportate a Ramadi tre settimane fa. Nasir sostiene che Zarqawi era stato trasportato a Falluja, dove due medici suoi seguaci lo hanno curato. Affermazioni che corrispondono a notizie diffuse alcune settimane fa sul ferimento e il successivo ricovero di Zarqawi all’ospedale di Ramadi, dov’era accompagnato da due dottori.
Il racconto di Nasir è in piena contraddizione, invece, con le informazioni fatte circolare appena tre giorni fa, secondo le quali un nastro audio con la voce dello stesso terrorista confermava il suo ferimento, ma lo definiva leggero. L’imam di Falluja racconta ben altro. A suo dire, venerdì scorso, i medici, che nei giorni precedenti avevano tamponato una forte emorragia dall’intestino di Zarqawi, non sono riusciti a impedire il peggioramento delle sue condizioni e a strapparlo alla morte. Nasir prosegue dilungandosi in dettagli sul testamento e sulla sepoltura dell’uomo su cui pende (o pendeva) una taglia americana da 25 milioni di dollari. Zarqawi avrebbe chiesto di non avere alcun funerale e di fare annunciare la sua morte «alla direzione di Al Qaida in Afghanistan e a Osama bin Laden». Quanto al suo corpo, sarebbe stato sepolto in una zona del cimitero di Falluja indicata da lui stesso. Lo sceicco afferma che gli scontri a fuoco scoppiati nei giorni scorsi a Falluja avrebbero avuto come spiegazione l’esigenza di proteggere la presunta tomba del terrorista dai movimenti di soldati americani che si trovavano nelle vicinanze. Un fatto questo che lascia intendere che nella città molti erano a conoscenza della presenza, prima da vivo e poi da morto, di Zarqawi.
Il resoconto dell’imam Nasir è molto dettagliato, e colpisce il fatto che abbia indicato il luogo della presunta sepoltura dell’uomo più ricercato dagli americani in Irak. A questo punto, sembrerebbe logico che si cerchi di verificare il racconto disseppellendo la salma. Intanto, però, non sembra che a Washington la presunta rivelazione venga presa troppo sul serio. Ieri il generale Myers, capo degli stati maggiori riuniti americani, ha ripetuto che «la valutazione è che Zarqawi sia ferito». E il segretario alla Difesa Rumsfeld è andato oltre: pensiamo che si trovi in Irak, ha detto, e ricordiamo ai Paesi confinanti che chi lo lasciasse entrare e gli offrisse cure o rifugio si assocerebbe a qualcuno che ha le mani sporche di una gran quantità di sangue».
Sangue che intanto continua a scorrere in abbondanza in Irak.

Il solito, tragico bollettino degli attentati della guerriglia solo ieri ha raggiunto quota 49 morti e 50 feriti. E ad ogni buon conto i «leoni di Zarqawi» hanno rivendicato un attentato suicida a Baquba e annunciato la formazione di una nuova “brigata di martiri”.

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