Zero: "Non sono i social a fare un artista"

Oggi compie 75 anni con un nuovo disco: "Mi vesto da marionetta per non esserlo"

Zero: "Non sono i social a fare un artista"
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Oggi Renato Zero compie 75 anni tondi tondi e garantisce che finalmente "festeggerò con Renato", ossia con se stesso, perché "l'opportunità di stare insieme è sempre molto rara". Boom, ha già vinto. Comunque nel suo caso l'età è solo un dettaglio visto che parla sempre come un ragazzino che sta aprendo gli occhi sul mondo e ci infila qui e là, sempre sornione, lezioni di passione e di esperienza che valgono il biglietto. L'altra sera al Teatro Brancaccio di Roma, e ieri ai giornalisti, ha presentato il suo nuovo disco, L'OraZero, fatto da diciannove canzoni che hanno un senso, che vivono della sua tradizione ma si spingono pure oltre e trovatene tanti altri che dopo decenni di carriera abbiano ancora la voglia di mettersi lì a scrivere testi e cantarli. A proposito, Voglio regalarti un avvenire e Pace fanno vibrare il cuore perché in quelle note, in quegli accenti rivive il vero Renato Zero che si accende di luce dolce e calorosa. "La musica va fatta insieme, bassista, chitarrista, batterista e fiati, senza di loro è solo un fritto misto". E il riferimento è ovviamente alla nuova generazione di rapper e simili che prendono un pezzo di musica qui, uno là e lo mescolano cantandoci sopra: "C'è un distacco abissale tra noi, nel linguaggio e nelle responsabilità che si prendono. E poi bisogna avere dei modelli, degli esempi cui attingere, io ho avuto Leonard Cohen e Nina Simone tanto per dire".

In fondo, il bello di Renato Zero è di parlare di un suo disco per parlare del mondo che ci circonda, e di farlo con un linguaggio ecumenico, largo eppure chiaro: "L'ora zero riguarda tutta l'umanità perché dobbiamo fare i conti con la necessità di stabilità. È sempre più difficile alzarsi la mattina e dire la vita è bella ma dobbiamo vincere la paura in questo periodo di sentenze e cattedre". Insomma, "più disadorni di così non potevamo diventare".

In poche parole, è un momentaccio. "Non conosco la ricetta, ma penso che anche una piazza piena di gente silenziosa, senza cartelli e senza ammiccamenti (politici - ndr) sarebbe il segnale più dirompente". Per altri versi, lo è anche la sua focalizzata determinazione a restare libero, a tagliare i vincoli con la discografia tradizionale, a ridiventare padrone di se stesso pubblicando musica quando si sente di farlo e andando in concerto se ha qualcosa di nuovo da far vedere.

"Di che cosa ho paura? Una volta della solitudine, poi ho scoperto che certe volte la solitudine è anche una salvezza. Oggi ho paura dell'incomunicabilità, ho paura che ci salutiamo senza riconoscersi". Invece ha riconosciuto bene, evviva!, il legame indissolubile con Loredana Bertè messo in pericolo da anni di gelo nei rapporti, anzi proprio di accuse. "Abbiamo collaborato talmente tanto per talmente tanto tempo che abbiamo finito per litigare. L'abbraccio era urgente, il tempo si stringe. Ho trovato Loredana più calma e forse un po' è anche merito mio perché prima la proteggevo, poi senza di me ha dovuto in qualche modo ricalibrarsi".

E chissà che nel tour che inizia a gennaio non arrivi anche lei a trovarlo sul palco: "Le iscrizioni sono aperte" sorride lui (o magari si ritrovano sul palco del Festival di Sanremo, chissà). A proposito ne "L'OraZero in tour" che parte il 24 gennaio da Roma non c'è nessuna fermata a Milano: "C'erano già tutti gli hotel prenotati", scherza prima di garantire che, appena il Forum sarà libero, un concerto lì non glielo toglie nessuno, uno o due o tre vista la richiesta. È un fiume in piena, Renato Zero, si chiede "che senso ha" il Ponte sullo Stretto, ricorda che è sempre stato così avanti che, quando ha scritto una canzone che accennava alla pedofilia, "la gente mi diceva, ma come, la pedofilia non esiste" e sparge applausi su Diodato e Ultimo, due che gli piacciono molto.

A proposito: "Lo sapete che Anna, la mamma di Ultimo, è un'amica mia da sempre? Lui è cresciuto a pane e Renato. Magari scrivesse una canzone per me, ma credo sia ancora in soggezione". Chi non ne ha mai avuto per nessuno, di soggezione, è proprio lui, Renato Fiacchini partito dal niente per diventare Zero, che adesso critica anche le "scelte spericolate" dei Festival di Sanremo, con i cantanti selezionati in base ai follower che hanno sui social: "Prendetevi delle responsabilità", dice Renato Zero a Carlo Conti e ai discografici: "Se vogliamo trovare i nuovi Paoli, i nuovi Bindi, i nuovi Endrigo, bisogna essere meno generosi nelle selezioni". Parola di un visionario che, sontuosa definizione, "mi sono vestito da marionetta per non esserlo".

E che vorrebbe fare un film per raccontare "ciò che non ho raccontato in musica". E dovrà impegnarsi molto perché la sua musica ci ha già raccontato tutto, soffrendo, godendo e anticipando pure il futuro come se lo conoscesse già.

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