nostro inviato a Monaco
È Francia. È di nuovo Francia per una finale mondiale, otto anni dopo. Uno Zidane fa. Ora Zizou si ripresenterà sul palco di Berlino per il cantico della vecchiaia e dell’addio. Il pallone non poteva scegliere sceneggiatura migliore per un grande campione. Stavolta sono serviti uno Zidane maestro d’orchestra e Henry col colpo in canna. Tanto (poco) è bastato a chiudere la storia di vittorie di Scolari e della sua compagnia lusitana. Un golletto che ti lascia negli occhi il feroce contrasto con la partita giocata col Brasile. Quella era vino d’annata, questo è vinello. Buon per l’Italia, se davvero così fosse. La fatica pesa sulle gambe di tutti. Zidane se la cava con la classe, se gli altri hanno poca birra sono guai. Comunque, è di nuovo Allez le bleus. In Francia è partito un ciclo, qui probabilmente si concluderà. Chapeau!
Partita che non ha esaltato, ma neppure fatto dormire. Un bel po’ di inglesi in tribuna che, per una volta, hanno tifato contro natura: indigesta l’eliminazione, ma soprattutto la furbata di Cristiano Ronaldo con Rooney. E allora, a ogni toccar di palla, il furbetto del quartiere latino è stato inseguito da una marea di ululati che sono stati la colonna sonora della sua partita. Nulla che potesse turbare i portoghesi, nulla che potesse aiutare i francesi più di quanto non abbia fatto il rigore che Henry si è procurato con raffinata arte e con poco lucida partecipazione di Ricardo Carvalho. Il difensore portoghese, uno dei migliori del mondiale, si è fatto prendere dall’ansia e si è prodotto in una entrata scomposta (altro che Materazzi) sulla quale l’arbitro si è tuffato, quasi a togliersi un peso dallo stomaco. Rigore che ha fatto infuriare Scolari più di quanto avrebbe dovuto farlo infuriare il suo giocatore. Stavolta Ricardo non ha fatto il miracolo e il Portogallo ha cominciato la corsa ad inseguimento.
Fino a quel momento e anche fino al termine del tempo la partita è stata equilibrata: ha tirato di più il Portogallo, le squadre si sono equamente divise il possesso palla. Zidane e Figo hanno fatto scena più che sostanza. Anche se le giocate di Zizou sono state più decisive. I portoghesi hanno cercato la manovra ad aggiramento, chiedendo ai trequartisti di chiudere le azioni. Senza punte non c’è altra via. Maniche ha cominciato a sparare palloni che hanno prodotto solo vaghi pensieri preoccupati a Barthez. Il portiere, per il vero, ha fatto partita a sé, cercando in ogni modo di dare l’illusione ai portoghesi: ogni traversone era un rischio, ogni tiro un’incertezza, compresa quella che ha permesso a Figo, sul finale della partita, di calciare il pallone (alto) che poteva voler dire pareggio. Ma il dio del pallone non doveva essere nel piede del portoghese. Tutta la vivacità del gioco è stata affidata ai soliloqui di Ronaldo con la palla. Il più sexy giocatore del mondiale, secondo una indagine di questi giorni, ce l’ha messa tutta, ma non ce l’ha fatta. La Francia è stata più cinica: attacchi a ragion veduta per sfruttare la velocità di Ribery e gli inserimenti di Henry.
Subita la rete, il Portogallo ha tentato di alzare il ritmo, Ronaldo ha cercato un rigore, molto fumo fino al 7’ st quando Pauleta ha finalmente dimostrato di essere una punta girando verso rete un pallone che poteva folgorare Barthez. Partita comunque più concreta coi francesi pronti al contropiede (Henry e Ribery si sono mangiati le opportunità) e i portoghesi spinti all’attacco di massa. Sono state emozioni, ma solo quelle.
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